Carriera dei docenti: legge o contratto?

Il convegno promosso dalle associazioni professionali APEF e Diesse (Roma, 8 marzo), dedicato al tema dello sviluppo della carriera degli insegnanti – anzi, di un “sistema di carriere”, come preferisce dire Sandro Gigliotti, presidente APEF – ha messo in luce alcuni aspetti della strategia che l’attuale maggioranza di governo intende assumere in materia di rinnovamento della professionalità docente e di relazioni sindacali. La tesi sostenuta dagli organizzatori, recepita con qualche cautela anche dall’on. Ferdinando Adornato, presidente della Commissione Cultura della Camera, è che la via contrattuale alla diversificazione delle figure professionali e delle retribuzioni all’interno della scuola italiana si è dimostrata inefficace, e che quindi la via maestra per infrangere il tabù dell’unicità della funzione docente è quella legislativa.
La contrattazione dovrebbe svolgersi a valle e nel contesto delle decisioni assunte dalla legge: a tale proposito è stato indicato come esempio positivo il disegno di legge Moratti, che all’art. 5, punto f) attribuisce alle università il compito della “formazione in servizio degli insegnanti interessati ad assumere funzioni di supporto, di tutorato e di coordinamento dell’attività educativa, didattica e gestionale delle istituzioni scolastiche e formative”. Tali figure insomma sarebbero introdotte con i decreti legislativi attuativi della legge di riforma, e non per via negoziale. Gigliotti ha lamentato che non si sia voluto introdurre norme analoghe anche nel disegno di legge sugli organi collegiali (per es. la suddivisione del Collegio in Dipartimenti), ma il sottosegretario on. Aprea, ha replicato difendendo il principio dell’autonomia del Collegio in materia.