Busta paga un po’ più pesante per la cancellazione della ritenuta TFR

Due settimane dopo la sentenza della Corte costituzionale (n. 223/2012) che ha dichiarato illegittima la ritenuta previdenziale pro Tfr del 2% (2,50% sull’80%) sullo stipendio dei dipendenti pubblici, l’ultimo Consiglio dei ministri ha varato un provvedimento d’urgenza per fronteggiare in due tempi l’imprevista emergenza finanziaria.

C’era una preoccupata attesa per la decisione, anche perché nei giorni scorsi erano girate alcune voci che ipotizzavano un prestito o uno scambio con la prossima tredicesima, fino a prevedere, come extrema ratio, la parziale o totale non corresponsione della 13.a per poter pagare i rimborsi.

La vertenza TFR riguarda due aspetti: il rimborso del contributo indebitamente trattenuto dallo stipendio dal gennaio 2011 ad oggi, e la cancellazione del contributo per il futuro.

Il CdM con un decreto legge ha dato attuazione immediata alla eliminazione del contributo con effetto immediato (potrebbe esservi applicazione per lo stipendio di novembre o al massimo sulla tredicesima/stipendio di dicembre).

Per il rimborso è stata prevista la successiva emanazione di un DPCM che sarà messo a punto in un secondo momento per regolamentare un’applicazione complicata dalla diversa natura dei soggetti pubblici coinvolti. Ma servirà soprattutto per tirare il fiato e rimandare nel tempo il pesante esborso per le casse pubbliche (stima di 4-5 miliardi).

Nella prossima busta paga, dunque, a seconda dell’anzianità di carriera i docenti di scuola primaria e dell’infanzia troveranno dai 32 ai 47 euro in più, i professori di scuola media dai 35 ai 52 (fino ai 55 euro per professori più anziani della secondaria superiore).

Da 37 a 58 euro in più nella busta paga dei Dsga.