
Buona Scuola/3. Sciopero compatto, ma difensivo
I cinque sindacati della scuola ‘rappresentativi’ (Flc Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Snals, Gilda), confermati nella loro rappresentatività dalle recenti elezioni per il rinnovo delle RSU (80% di partecipazione, più del 90% dei voti complessivamente espressi), hanno dato con lo sciopero unitario del 5 maggio una impressionante prova di forza e di compattezza nel rivendicare il proprio ruolo di interpreti del disagio di una categoria di lavoratori che attende da anni il rinnovo del contratto, negatole dagli quattro ultimi governi (Berlusconi, Monti, Letta, Renzi).
Come si osservava la scorsa settimana la ragione della compattezza dello sciopero risiede(va) in tale rivendicazione del ruolo di partner contrattuale, condivisa da tutte le sigle sindacali, cioè sulla questione del metodo, più che in una reale convergenza sul merito delle rivendicazioni e sulle motivazioni profonde della protesta. E infatti, a dispetto dei comunicati unitari usciti dopo lo sciopero, diversi e di diverso tono sono stati i commenti dei sindacalisti delle diverse sigle.
Se si dovesse cercare un vero minimo comune denominatore nella piattaforma rivendicativa unitaria lo si troverebbe, oltre che sul metodo, soltanto nelle richieste di bloccare le novità contenute nel Ddl ‘La Buona Scuola’ ripristinando di fatto (al di là delle intenzioni dichiarate) lo status quo, salvo che per la stabilizzazione dei precari, che non a caso i sindacati chiedono di stralciare e anticipare in un decreto legge. Su tutto il resto, cioè sugli aspetti di riforma del Ddl – albi regionali, mobilità, poteri e responsabilità dei dirigenti scolastici, diversificazione delle funzioni e dei compensi su base meritocratica, nuovi canali di finanziamento delle scuole, trasparenza, inclusività ecc. – chiedono ‘tempi distesi’ o di ricondurre tali materie nel contratto: formule che tradotte dal linguaggio diplomatico significano il rinvio a chissà quando.
Per questo ci sembra che lo sciopero, per quanto perfettamente riuscito in termini di adesioni, sia stato uno sciopero assai più difensivo e conservatore che propositivo e proattivo.
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