Buona Scuola/2. Confessioni di un deluso fiducioso

Potrebbe sembrare un ossimoro, ma la Buona Scuola è riuscita a creare anche la figura del ‘deluso fiducioso’, di un prof, cioè, che ha creduto nel progetto della Buona Scuola, è rimasto deluso dalla sua attuazione pratica ma non ha perso (del tutto) la speranza di poter insegnare in una scuola migliore.

Ne è testimonianza la riflessione di un giovane professore, Francesco Rocchi, pubblicata su una rivista online e circolata nel web all’inizio del nuovo anno. Ci sembra meritevole di attenzione, perché riflette probabilmente il punto di vista di molti dei docenti, relativamente giovani, che sono stati assunti a tempo indeterminato grazie alla Buona Scuola.

Le critiche non sono poche né lievi, riguardando temi importanti come la valutazione degli insegnanti, quella dei dirigenti scolastici, l’alternanza scuola-lavoro, l’organico potenziato e l’assunzione dei docenti. Approfondiamo il primo.

Sulla valutazione degli insegnanti, scrive il prof, “i timori sugli arbitrii cui un dirigente potrebbe lasciarsi andare non sono campati per aria, ma i possibili abusi non sono il problema principale (anche perché il sistema non toglie nulla a nessuno, limitandosi a dare di più a qualcuno): quel che non riesco ad immaginare è come un dirigente possa farsi un’idea articolata e approfondita della qualità dei suoi singoli insegnanti: sono tanti, non li vede insegnare, nella maggior parte dei casi non ne conosce la materia insegnata e non dispone di dati oggettivi, dato che i dati INVALSI, in sé preziosi, sono pensati per altri usi e sono inutilizzabili per questo fine, soprattutto per come sono cadenzati ora”.

Obiezioni analoghe, centrate più sulla fattibilità che sul principio, vengono mosse anche per la valutazione dei dirigenti (lentissima anche perché legata all’indisponibilità di un numero adeguato di ispettori, osserva Rocchi), sull’alternanza (come faranno le scuole a “piazzare” un milione e mezzo di studenti a regime e con un monte ore così alto?), sull’organico potenziato (molti aspetti del lavoro dei docenti interessati rimangono nel vago, per esempio le loro competenze in materia di valutazione degli studenti), sul reclutamento (iter farraginoso e troppo lungo).

Risultato: lo “smarrimento” in cui si trovano molti docenti neoassunti, e i giovani che valutano se scegliere la carriera dell’insegnante. Ma se i dubbi espressi possono servire a far “riflettere ancora sulla nostra scuola”, conclude il prof, il suo intervento “non sarà stato inutile”. Opinione che ci sembra ampiamente condivisibile.