Buona scuola, bella scuola, forte scuola: ma i soldi sono sufficienti anche per il futuro?

Come indicato nella tabella IV.4 del piano di stabilità, l’incidenza percentuale della spesa per l’istruzione preventivata nel medio/lungo periodo (2010-2060) vede una progressiva diminuzione proprio nel quinquennio 2015-20 passando dal 3,7 al 3,5 anche in previsione di un aumento della produttività e… del PIL.

Questo significa che, fatto lo sforzo per assumere quanti effettivamente lavorano già nella scuola anche se a tempo determinato (vengono licenziati a giugno ma prendono l’indennità ‘mini’ di disoccupazione, quindi l’esborso ‘nuovo’, per lo Stato, è minimo), non è previsto alcun reale investimento ma il mantenimento dello status quo. Salvo il riuscire a utilizzare i fondi europei…  che però non è sicuro né può essere considerato strutturale.

Banda larga in tutte le scuole? Servizi on line? Dematerializzazione? Formazione massiccia e seria supportata da mezzi e strutture che mettano in grado i docenti di mettere in pratica ciò che avranno appreso essere più giusto ed adeguato?

Si spenderanno forse ‘meglio’ quei pochi soldini… ma per metterci al passo coi tempi, poter disporre di risorse umane competitive a livello globale, servirebbe un serio investimento, magari sui risparmi fatti con una seria ‘spending review’. Sembra invece che la nostra crescita e capacità competitiva rimangano affidate alla speranza nella dea bendata!

I docenti resteranno i meno pagati e i più attempati d’Europa, le scuole le più fatiscenti e i livelli d’istruzione e di abbandono scolastico… più o meno gli stessi.

Per fare una BUONA SCUOLA serve anche una BUONA POLITICA! Non bastano le affermazioni e gli ‘intenti’, serve anche l’allocazione delle risorse nei modi e nei tempi utili.