Bullismo e cyberbullismo, Jolanda Renga: ‘Importante condividere la propria esperienza per creare empatia’

A conclusione di numerose attività didattiche svolte a partire dal 7 febbraio, Giornata nazionale contro bullismo e cyberbullismo e Giornata della sicurezza in rete, il 21 febbraio gli alunni dell’I.C. Centro 2 di Brescia hanno incontrato la giovane scrittrice bresciana Jolanda Renga conosciuta per il suo romanzo di esordio “Qualcosa nel modo in cui sbadiglia”. Come previsto dalle Linee Guida per l’insegnamento dell’educazione civica (D.M. 183 del 7 settembre 2024) l’istituzione scolastica promuove e favorisce esperienze di cittadinanza anche sotto forma di confronto tra pari, dibattiti e testimonianze.

Il dialogo e la relazione sono state le due parole chiave dell’incontro. Dialogo e relazione come possibili risposte agli episodi di bullismo. In particolare, il dialogo, dice Jolanda, necessita di ascolto attento e senza interruzioni, ed è facilitato dal guardarsi negli occhi e dal saper porre domande. Una relazione si rafforza nella condivisione delle proprie emozioni e con l’empatia.

Jolanda Renga parla della sua esperienza durante il periodo della scuola e racconta di come qualcuno possa farci sentire diversi e inadeguati e dell’importanza del dialogo con i docenti come figure di riferimento nelle quali avere fiducia, perché per una vittima di bullismo è difficile difendersi e uscire fuori dalla situazione da sola. Possono venire in aiuto i buoni amici che ascoltano e supportano con empatia, ma anche i buoni amici che hanno il coraggio di denunciare quanto accade.

I ragazzi vengono invitati a riflettere sulle regole esistenti per l’utilizzo dei social alla loro età, i social costituiscono un mezzo potente, ma anche pericoloso. Il dialogo con i genitori e la condivisione di quanto si scrive e si posta è fondamentale per gestire correttamente quanto accade in rete. I commenti sui social possono far stare male come è accaduto a Jolanda che sottolinea che ciascuno di noi ha il potere di influire negativamente sui ricordi e sulle emozioni delle altre persone. Si può, però, scegliere di agire con gentilezza, di non avere pregiudizi, di essere empatici.

Le riflessioni emerse tra i ragazzi e formulate anche in forma anonima attraverso biglietti sono state stimolanti per ulteriori considerazioni da parte della giovane scrittrice relative all’impossibilità di giustificare la sofferenza provocata agli altri da parte del bullo, pur riconoscendo che egli stesso vive un problema se prova gioia nel provocare il terrore nella sua vittima. Ci si interroga su quanto incida l’atteggiamento dei testimoni presenti ad episodi di bullismo e si ricorda che dinanzi ai commenti su di noi, ciò che conta veramente è quello che pensiamo di noi stessi.

Il dialogo e la relazione sono elementi distintivi delle pratiche dialogiche che da docenti ed educatori sono fondamentali per trasformare le dinamiche relazionali nelle scuole e rispondere alle emergenze educative. Il coinvolgimento emotivo emerso tra i ragazzi e gli adulti in sala mi ha mosso ad invitare Jolanda a dialogare alla fine dell’incontro per condividere alcune curiosità e spunti di riflessione.

Jolanda, cosa ti ha spinto a raccontare la tua esperienza in merito al bullismo?

“Ho iniziato a raccontare la mia esperienza quando ho capito l’importanza della condivisione: mi ha sempre aiutata ascoltare le storie degli altri, leggerle, mi dà forza e mi ispira. Spero che questo possa succedere ad almeno una persona di quelle che partecipano a questi incontri”. 

Quali potrebbero essere i vantaggi di parlarne a scuola?

“La scuola è l’ambiente dove si passano la maggior parte delle giornate e penso che sarebbe bello se potesse diventare per tutti la bella esperienza che si immagina. Purtroppo, troppo spesso, non è così e l’utilità di parlare di queste tematiche, per me, è quella di far scaturire un pensiero, una riflessione, che vada oltre “la lezione” ma che resti dentro. Quello che mi auguro è che i ragazzi dopo queste chiacchierate non siano solo contenti di aver perso qualche lezione, ma che riflettano su quello che abbiamo condiviso e che, magari, possa aiutarli a conoscersi meglio tra di loro e anche a livello interiore e personale”.

Hai delle restituzioni sui benefici successivi a queste attività che svolgi con i ragazzi?

“Mi è capitato di ricevere molti bei messaggi a seguito degli incontri, io poi sono una persona abbastanza socievole, mi piace rendermi utile e mettermi a disposizione degli altri. Ad oggi non ho mantenuto rapporti particolari con nessuno, ma sono sempre felice di ricevere questo tipo di messaggi anche solo per scambiare due parole e poi portare nel cuore un bel ricordo di queste persone”.

Hai parlato di intelligenza emotiva, in che modo, secondo te, può aiutare in una situazione di bullismo o cyberbullismo?

“L’intelligenza emotiva secondo me può aiutare in qualsiasi situazione e dovremmo educarci tutti molto di più sotto questo punto di vista. Se impariamo a riconoscere le nostre emozioni, a conoscerci a fondo emotivamente, possiamo imparare molto anche su come rispettare gli altri, chi è diverso da noi: tutti sentiamo in modo unico e viviamo le esperienze diversamente. Empatia è una bella parola che viene usata troppo spesso impropriamente, senza riuscire davvero a mettere in pratica il suo significato, per questo vorrei che in situazioni come quelle che abbiamo citato durante l’incontro, i ragazzi fossero in grado di affrontare questo percorso emotivo e mettersi gli uni nei panni degli altri, solo così, credo, questi fenomeni potrebbero estinguersi per sempre”.  

Dialogo e relazione sono stati presenti anche nelle modalità di svolgimento di questo incontro-confronto. Un confronto tra una giovane donna che, muovendosi tra i ragazzi, ha parlato della propria esperienza con sincerità e coinvolgimento emotivo, utilizzando una narrazione in prima persona. Una giovane donna che ha saputo coinvolgere, ascoltare e accogliere con sensibilità gli interventi di ragazzi che avevano voglia di raccontarsi, manifestando quell’intelligenza emotiva che ha più volte evocato durante l’incontro.

 

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