Scuole paritarie dimenticate dal decreto rilancio: ecco cosa accadrebbe se chiudessero
Dalle bozze che circolano del decreto legge “Rilancio“, sulle quali il Governo sta ancora discutendo, emerge un dato inequivocabile: i circa 866.000 alunni, le loro famiglie, i circa 100.000 lavoratori delle oltre 13.000 scuole paritarie non sono considerati. A lanciare ancora una volta il grido di allarme è un comunicato unitario di AGeSC, CdO Opere Educative, CNOS Scuola, CIOFS Scuola, FAES, FIDAE e FISM. Come fatto presente anche da Tuttoscuola nel corso dell’audizione in Senato dello scorso aprile sul decreto scuola, la pesante crisi delle scuole paritarie, determinata dal mancato introito delle rette di frequenza per la sospensione delle lezioni, rischia la chiusura definitiva dal prossimo settembre di ben 12.857 scuole. “Stupisce e inquieta la decisione di non prevedere nel ‘Decreto Rilancio’ risorse per gli alunni, le famiglie e i docenti delle scuole paritarie – ha detto anche Valentina Aprea, deputata di Forza Italia e responsabile del Dipartimento Istruzione -. Lo stato di emergenza determinato dalla pandemia che ha colpito il Paese ha riguardato pesantemente anche le scuole paritarie, imprese educative che garantiscono il pluralismo all’interno del sistema pubblico di istruzione. Non ci può essere rilancio – ha aggiunto la deputata del movimento azzurro – ignorando 866mila alunni, le loro famiglie, i circa 100mila lavoratori delle oltre 13mila scuola paritarie italiane”.
“Nelle bozze del decreto rilancio – hanno dichiarato inoltre AGeSC, CdO Opere Educative, CNOS Scuola, CIOFS Scuola, FAES, FIDAE e FISM – si prevedono risorse straordinarie, quasi 1,5 miliardi per l’istruzione (per la sicurezza degli ambienti, per i dispositivi sanitari, per contenere il rischio epidemiologico, per la strumentazione didattica…), ma solo per la scuola statale. Per i servizi educativi e le scuole dell’infanzia non statali si prevedono complessivamente risorse per 80 milioni, del tutto inadeguate e di gran lunga inferiori a quelle richieste dallo stesso Parlamento nelle settimane scorse. Auspichiamo che il Governo nel provvedimento finale sappia tenere nella giusta considerazione i diritti delle persone: alunni/studenti, famiglia, personale delle scuole paritarie ed evitare così ulteriori e ingiustificabili discriminazioni”.
Ricordiamo, come più volte evidenziato nelle ultime settimane da Tuttoscuola, che quasi 3.900 scuole paritarie rischiano la bancarotta. In assenza di consistenti interventi finanziari di sostegno nel breve periodo, si avrebbero due conseguenze di rilievo:
– La compromissione della tenuta efficiente e qualificata di una parte importante del sistema integrato d’istruzione, nonché una flessione preoccupante dei livelli occupazionali.
– La ricaduta organizzativa e finanziaria sulle scuole statali e sugli Enti Locali, in ragione del passaggio di non meno di 250 mila alunni dalle scuole paritarie alle statali.
Ben 250mila alunni che si riverseranno sulle scuole statali provocando un piccolo tsunami destinato ad incrementare:
– il numero delle sezioni e classi di tutti gli ordini di scuola (13.600 classi in più),
– gli organici del personale docente per posti comuni e di sostegno (circa 33 mila docenti in più),
– gli organici del personale Ata (circa 2.950 collaboratori scolastici in più),
– il ridimensionamento del sistema con l’istituzione di nuove istituzioni scolastiche (circa 290),
– con conseguente incremento degli organici dei dirigenti scolastici (290 unità) e dei direttori dei servizi generali e amministrativi (290),
– nonché degli organici delle segreterie scolastiche (1.200 assistenti amministrativi in più).
Il costo dell’incremento di personale scolastico statale indotto dal passaggio di 250 mila alunni dalle paritarie sarebbe non inferiore a 1 miliardo e 400 milioni di euro annui. Ma l’incremento di classi, di scuole e di alunni comporterebbe un corrispondente aumento di spese a carico degli Enti Locali per assicurare personale e servizi a sostegno dell’istruzione:
– Assistenti preposti all’assistenza di alunni con disabilità (circa 3.400 unità in più),
– Assistenti ai servizi di mensa (circa 3.350 in più),
– Locazione di strutture per accogliere nuove classi (circa 4.270 edifici in più),
– Manutenzione ordinaria per gli edifici in locazione,
– Arredi scolastici per le nuove classi.
Senza considerare anche i costi per incremento dei trasporti e dei servizi di mensa, gli Enti locali si troverebbero a sostenere all’improvviso a settembre circa 430 milioni di euro in più all’anno. Tra Stato ed Enti Locali i maggiori oneri sarebbero complessivamente pari a 1 miliardo e 850 milioni di euro.
Il passaggio completo degli alunni dalle scuole paritarie alle scuole statali comporterebbe complessivamente un onere annuale di 5.442.771.500, di cui 4.150.986.500 a carico dello Stato e 1.291.785.000 a carico degli Enti Locali.
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