Bonus per il merito/2. I sindacati e… il Vietnam

Intanto, i soldi ci sono! Dopo il decreto con l’indicazione dei criteri di riparto del fondo, lo scorso 19 aprile, con la nota n. 1804, il MIUR ha fornito indicazioni attuative di uno degli istituti più controversi della legge 107 (Buona Scuola): il bonus per la valorizzazione professionale dei docenti. Ogni dirigente scolastico avrà a disposizione in media 23mila euro per premiare i docenti più capaci e meritevoli.

Assieme alla chiamata diretta dei docenti dagli ambiti territoriali, il bonus assegnato dal dirigente scolastico, sulla base dei criteri definiti dal Comitato di Valutazione, è tra le novità più significative ma anche più contestate della Buona Scuola. Mal visto da buona parte del corpo docente perché determina esclusioni e dalle organizzazioni sindacali tutte (con l’unica e, per certi aspetti, ovvia, esclusione dell’ANP), il bonus viene indicato dai detrattori come il possibile veicolo di un processo che veda affermarsi, attraverso il meccanismo premiale di cui trattasi, un gruppo di potere facente capo al dirigente scolastico. Per questo motivo, le organizzazioni sindacali del comparto scuola hanno rivendicato, in questi mesi, la contrattazione sul bonus, facendo appello al fatto che la stessa legge 107 definisce il bonus in termini di “salario accessorio” e che il Decreto Legislativo 165 (art. 45) demanda alla contrattazione collettiva la definizione del trattamento economico accessorio, alla pari di quello fondamentale.

Le contrattazioni di istituto hanno sin qui marciato a ritmo ridotto, in attesa di indicazioni che sciogliessero i tanti nodi che il nuovo istituto salariale comporta, ma il confronto, prima tecnico e poi anche di livello politico, tra sindacato e MIUR ha partorito il classico topolino, irritando, in particolare, le organizzazioni sindacali.

La nota del Miur n. 1804, da un lato fa un generico richiamo all’esigenza di attivare, sul bonus, “il coinvolgimento della comunità scolastica nel suo complesso”, dall’altro non ne modifica però l’impostazione generale. Addirittura virtuosistici alcuni passaggi, come quello in cui si afferma che “il fondo dovrà essere utilizzato non attraverso una generica distribuzione allargata a tutti e nemmeno, di converso, attraverso la destinazione ad un numero troppo esiguo di docenti”. Una vera e propria passeggiata sulle uova fino a quando non si dà una risposta alla questione centrale: in cosa consiste la qualità della docenza?

Il confronto si sposta adesso a livello delle singole istituzioni scolastiche con prospettive difficili. I dirigenti potrebbero trovarsi a dover rivestire il ruolo di capro espiatorio dell’insoddisfazione e della rabbia dei sindacati, ed in particolare di alcuni che hanno annunciato di aver differito la “vietnamizzazione” delle scuole dall’autunno alla primavera.