Bonus docenti: non piace ai sindacati. E la meritocrazia?

Un tema caldissimo che ha accompagnato tutto l’anno scolastico scorso è stato quello del bonus per il merito dei docenti, una svolta meritocratica complessivamente sgradita agli insegnanti, osteggiata dai sindacati e gradita, forse, alle famiglie.

Il bonus è già un tema caldo, arrivato alla ministra Fedeli in questa fase di ascolto, iniziata ieri con l’incontro dei sindacati rappresentativi della scuola, ricevuti separatamente.

Gilda, oltre a ribadire la richiesta di abrogare la chiamata diretta e la titolarità dei docenti sugli ambiti territoriali (le due norme rivoluzionarie della Buona Scuola), ha chiesto, tra l’altro, il trasferimento alla contrattazione delle risorse del bonus per il merito.

A quest’ultima richiesta cosa potrà rispondere il ministro?

La legge 107/15, ai commi 126, 127 e 128 prevede, in proposito: Per la valorizzazione del merito del personale docente è istituito un apposito fondo, con lo stanziamento di euro 200 milioni annui, ripartito a livello territoriale e tra le istituzioni scolastiche ….

Il dirigente scolastico, sulla base dei criteri individuati dal comitato per la valutazione dei docenti… assegna annualmente al personale docente una somma del fondo sulla base di motivata valutazione.

La somma, definita bonus, è destinata a valorizzare il merito del personale docente di ruolo delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado e ha natura di retribuzione accessoria.

In base a quella richiesta sindacale presentata alla Fedeli, la somma assegnata ad ogni scuola per la premialità dei docenti dovrebbe essere oggetto di contrattazione di istituto.

Ciò significa che i criteri per l’assegnazione del bonus dovrebbero essere definiti con la RSU, anziché affidati al comitato di valutazione allargato a rappresentanti dei genitori e degli studenti.

Se la ministra Fedeli vorrà tener conto di quella richiesta senza violare la legge, dovrebbe prevedere che le RSU abbiano in materia un ruolo propositivo (vincolante?) verso il comitato di valutazione.

La meritocrazia, sdoganata dalla Buona Scuola, ritornerebbe, quindi, in soffitta?

Si direbbe proprio di no, perché l’accordo del 30 novembre tra sindacati confederali e Governo ha previsto per i dipendenti pubblici, tra l’altro, nuovi sistemi di valutazione che garantiscano una adeguata valorizzazione delle professionalità e delle competenze e che misurino e valorizzino i differenti apporti individuali all’organizzazione.

Tutto questo non può che significare la conferma del riconoscimento del merito professionale dei docenti e la fine di una situazione di egualitarismo di fatto che per troppo tempo ha mortificato l’impegno dei docenti migliori.

Potrà forse cambiare lo strumento e il modo per arrivarci, ma le risorse del bonus non possono essere disperse come premialità diffusa.

Ma si sa: le vie della contrattazione sono infinite….