Bocciati, normalità colpa o ingiustizia?

Il parroco di Rustega e Fossalta nel padovano ha definito peccatori verso sé e verso gli altri quei ragazzi che si fanno bocciare.

Dopo l’intervento di Ferdinando Camon che su “Avvenire”, il quotidiano di vescovi, ha condiviso sostanzialmente l’accusa del parroco, spiegandone il valore positivo, il giornale cattolico ha deciso di avviare un dibattito tra i lettori, aprendolo con un titolo stimolante: “Bocciati, normalità colpa o ingiustizia?”

Nell’edizione di venerdì scorso sono state riportate tesi opposte di lettori ed esperti. Contro la tesi del parroco padovano un intervento ha osservato che “dietro quei brutti voti c’è un concorso di cause”; a favore della tesi della bocciatura come peccato ha parlato invece una madre.

E proprio dalla lettera accorata di quella madre val la pena rilevare alcuni passaggi interessanti.

Riferendosi alla situazione del figlio 15enne, bocciato nonostante le cure e il sostegno della famiglia, la madre scrive: “abbiamo il dovere di batterci perché nostro figlio comprenda una volta per tutte che la vita è una sola e che ci è stata donata per viverla fino in fondo con grande passione, al di là del discorso scuola”.

E ancora: “Purtroppo, però, oggi, la scuola non dà il giusto peso al valore educativo della promozione; anzi, sempre più spesso i professori stessi dicono che in fondo non è poi un dramma la bocciatura, anzi forse è un’occasione per il ragazzo di maturare. Ma a me personalmente vien da pensare che è vero proprio l’esatto opposto, cioè solo attraverso un cammino scolastico regolare e serio, si può dire: il ragazzo ‘matura’.

Continua la riflessione ad alta voce della lettrice: “La verità è che noi famiglie siamo sempre più sole nell’educazione dei figli, nel bene e nel male, in una società in cui cuore e pensiero non sono in sintonia e in equilibrio: c’è ben poco da fare, soprattutto per quei ragazzi che, più di altri, si attardano sul sentiero della vita per mille motivi diversi”.

Conclude la madre: “Abbiamo bisogno che chi naviga intorno ai nostri ragazzi abbia il coraggio di prendere una posizione e che si accolli, una volta per tutte, la fatica di educare”.