Bianco o nero, con noi o contro di noi: la logica degli schieramenti mortifica anche la scuola

Metti in evidenza le criticità della funzione tutoriale? Allora sei contro la riforma.
Fai presente che negli ultimi anni la Moratti ha aumentato i posti di tempo pieno? Allora sei a favore del ministro e della sua riforma.
Fai presente che le ore di inglese diminuiranno nella nuova scuola media? Sei contro la riforma.
Affermi che non voler applicare la legge 53/2003 sa di disobbedienza civile? Allora sei un difensore della riforma.
E’ quello che succede sempre più spesso nelle occasioni di dibattito sulla scuola, come se per giudicare quello che sta succedendo bisognasse per forza schierarsi, piuttosto che ragionare con serenità.
La logica manichea degli schieramenti che da mesi pervade anche il mondo della scuola porta sempre più all’involuzione del confronto e al ricorso semplificatorio e irrazionale degli slogan. Succede in tanti ambiti, nelle aule parlamentari, a livello sindacale, sui giornali e nei dibattiti televisivi.
Anziché motivare razionalmente le proprie posizioni, si cerca in molti casi di screditare le posizioni diverse degli altri, etichettandole negativamente con logiche di schieramento, in modo che la credibilità di una posizione dipenda soltanto dall’essere contro o a favore. Ma questo atteggiamento aiuta la gente a capire, a formare il proprio convincimento?
E critiche formulate in questo modo sono costruttive, cioè aiutano a evidenziare rischi e punti deboli di un progetto, o si tratta solo di approvare per approvare e contestare per contestare?
L’ultima della serie viene da chi cerca di legittimare l’intenzione di non applicare la legge di riforma, invocando una tutela che verrebbe dall’autonomia scolastica.
In uno stato di diritto le leggi, anche quelle sgradite, si applicano, finché sono in vigore; cercare di non applicarle invocando l’uso di un’altra legge (che ha ben altre finalità) secondo noi può sconfinare nella disubbidienza civile.
La riforma, buona o cattiva che sia, non c’entra.
Ritenere illegittimi alcuni aspetti delle norme di attuazione della riforma fa parte del diritto di critica, cui possono seguire specifiche azioni previste dall’ordinamento (ricorsi, referendum); ricavare invece da questa opinione la legittimazione a non applicare la norma senza che vi siano pronunce di illegittimità da parte degli organi competenti, sarebbe creare un precedente pericoloso. Molto pericoloso.