Bianchi: il 2022 sarà un anno costituente per la scuola

C’era attesa per l’intervento del ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi, evento culminante del denso programma previsto dalla seconda Conferenza internazionale di ‘Scuola democratica’, svoltasi online dal 2 al 5 giugno 2021 (124 sessioni parallele, 13 tra plenarie, simposi e workshop oltre alle conclusioni).

L’attesa non è andata delusa perché il ministro, in sintonia con il motto della Conferenza, Reinventing Education, ha detto che il 2022 sarà per la scuola italiana un “anno costituente”. La disponibilità dei fondi del PNRR consentirà di avviare una vasta operazione di investimento (“serve uno sguardo lungo) nella formazione di base dei giovani partendo dagli asili nido e di “reskilling” delle competenze degli adulti: i lavoratori devono essere messi in condizione di conoscere e trarre benefici dallo sviluppo tecnologico senza esserne dominati o addirittura esclusi in quanto obsoleti.

I ragazzi lo sanno”, ha detto Bianchi, “sanno che serve capacità critica per usare nuove tecnologie”, come hanno potuto verificare anche durante la sospensione delle attività didattiche in presenza, e sono meglio disposti all’innovazione e ad acquisire nuove capacità (anzi capabilities, sintesi dinamica di capacità e abilità secondo Amartya Sen e Martha Nussbaum, citati dal ministro); più complesso ma indispensabile sarà l’intervento sugli adulti, per i quali lo strumento dei CPIA mostra alcune criticità. “Sento il fardello di questo problema sulle mie spalle”, ha detto il ministro, “che per questo sono curve…”.

Altro tema toccato da ministro è quello della disuguaglianza, che non potrà essere affrontato se non “reinventando” non solo la missione sociale della scuola (dalla selezione all’inclusione di tutti gli studenti) ma anche la struttura dei piani di studio – da ripensare in chiave interdisciplinare e puntando su una maggiore personalizzazione – e le politiche di intervento in direzione del riequilibrio delle opportunità sul territorio. Ma il riequilibrio chiede di dare di più a chi ha di meno, per esempio i migliori insegnanti alle scuole più difficili, e di cominciare dalla base, dalla fascia 0-3 anni, come gli ha suggerito Luciano Benadusi, direttore di ‘Scuola democratica’.

Bianchi è apparso fiducioso, ma su proposte come queste ultime, di radicale discontinuità con la scuola del passato, non ha preso impegni. La partita è complessa, tutta da giocare.

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