Berlusconi:

“Lavoriamo per quattro anni insieme per migliorare la situazione, così come vogliono i cittadini. Le elezioni sono lontane. Diamoci una mano”. Sono parole pronunciate dal premier Silvio Berlusconi sabato a Palermo. Non sappiamo se rispondono a qualche logica opportunistica, o se sono il segno di un improbabile “buonismo” senza convinzione. Ma certamente riteniamo – e vogliamo sottolinearlo – che se c’è un campo dove si può (e si dovrebbe) avviare una forma di collaborazione è quello della scuola.
C’è un progetto di riforma complessiva del sistema di istruzione in discussione in Parlamento. Vuole abrogarne un altro che era stato appena varato dalla precedente maggioranza. È un vulnus – visto con gli occhi dell’Ulivo – difficilmente sanabile. Ma l’alternativa quale sarebbe, aspettare di vincere le prossime elezioni, e smontare l’eventuale nuova scuola della Moratti? Il tutto sulla pelle di chi vive la scuola? Non avrebbe senso – e soprattutto non sarebbe nell’interesse del Paese. I rappresentanti dei cittadini, su entrambi i fronti, ci dovrebbero pensare bene e cogliere il momento propizio.
Almeno su un tema proprio di tutti come la scuola.