Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

Bauman: l’educazione al tempo delle migrazioni

Davanti a più di 4.800 insegnanti arrivati da tutta Italia si è aperto al Palacongressi di Rimini il 10° Convegno “La Qualità dell’integrazione scolastica e sociale”. L’evento ha avuto inizio con tre importanti relazioni introduttive.

Il sociologo Zygmunt Bauman si è concentrato su un aspetto strettamente attuale: l’educazione al tempo delle migrazioni. «Stiamo vivendo un’ondata di immigrazione verso l’Europa senza precedenti. E alla radice di tutto c’è la globalizzazione, che sta causando la fuga di milioni di persone – soprattutto in Africa e Medio Oriente –  dai loro Paesi d’origine, dove non hanno più un posto dove stare». Questi problemi, ha sottolineato Bauman, sono «questioni globali» sulle quali però devono trovare «soluzioni a livello locale». «Gli insegnanti, ad esempio, devono trovare il modo di affrontare classi sempre più miste dal punto di vista culturale, linguistico, religioso.  Una miscela che devono cercare di trasformare in opportunità di crescita e integrazione. Ci vuole certamente molto tempo, non ci sono scorciatoie, ma questa composizione mista può generare qualcosa di fortemente creativo».

«Credo che gli insegnanti – ha proseguito il sociologo – dovrebbero essere coinvolti in un processo grazie al quale rendere più ospitale per queste persone la realtà nelle scuole e nelle città». Ma perché gli stranieri rappresentano, ai giorni nostri, il bersaglio perfetto delle nostre ansie e paure? «Le persone che vediamo nelle stazioni e nelle periferie delle città simboleggiano l’incertezza del nostro tempo. Mostrano che quello che è successo a loro, può succedere anche a noi. Rendono visibile e trasparente la fragilità della nostra condizione. Non sappiamo cosa aspettarci dal futuro e siamo quindi timorosi e impauriti. Consideriamo gli stranieri “messaggeri di cattive notizie”, come diceva Brecht, e per questo scarichiamo su di loro tutte le colpe».

Prima dell’intervento di Zygmunt Bauman, a inaugurare il Convegno è stato Dario Ianes, cofondatore delle Edizioni Centro Studi Erickson, che ha tracciato la strada verso «una scuola realmente inclusiva, che sappia valorizzare tutte le differenze, di tutti gli alunni». «Una scuola – ha proseguito – contraddistinta dall’equità e da competenze diffuse a tutti gli insegnanti, quindi non relegate solamente a quelli di sostegno. Solo in questo modo è possibile raggiungere l’obiettivo di un “buona scuola inclusiva”».

Una scuola che, però, non è sempre buona. Lo psicoanalista e scrittore Massimo Recalcati, nel suo intervento, ha presentato le «due anime» della scuola. «L’anima grigia, quella della burocrazia, dove tutti i giorni sembrano uguali e spegne gli entusiasmi negli insegnanti e anche negli studenti. Ma c’è anche l’anima luminosa. Ogni volta che un insegnante entra in classe, infatti, porta con sé la possibilità della luce. Un’ora di lezione può sempre essere un incontro che può lasciare il segno. Quando lo stile del maestro trasforma miracolosamente i libri in corpi erotici, l’alunno non è più una testa vuota da riempire, ma si trasforma in un amante che desidera sapere. Questa è la luce della scuola», ha concluso Recalcati.

Il Convegno proseguirà anche nelle giornate di sabato e domenica con altri ospiti importanti. Sabato ci saranno lo scrittore Niccolò Ammaniti e il teologo Vito Mancuso, oltre a un importante tavola rotonda sull’iperspecializzazione dell’insegnante di sostegno, argomento di viva attualità, alla quale è stato invitato anche il sottosegretario Davide Faraone. Si darà spazio alle diverse voci sulle norme per migliorare l’inclusione degli alunni con disabilità e con altri Bisogni Educativi Speciali.

Domenica sono attesi invece il filosofo francese Edgar Morin, il neuroscienziato Giorgio Vallortigara e lo psicoterapeuta Gustavo Pietropolli Charmet.

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