Bastico (Pd): ”Il regolamento sull’istruzione tecnica è una riforma per tagliare”

Da Mariangela Bastico, responsabile scuola del Pd, arriva oggi un forte attacco contro la bozza del regolamento sull’istruzione tecnica – presentata dal Ministro per il parere al CNPI, descritta come una “riforma per tagliare, in attuazione dell’art. 64 della Legge n. 133/08 (Finanziaria estiva)“.

Come di consueto nei comunicati della senatrice democratica, la Bastico entra nel merito.

Il primo elemento ad essere contestato dalla parlamentare emiliana è che “il nuovo ordinamento non si applica solo alla prima classe, ma anche alla seconda: scelta mai compiuta in nessun processo di riforma scolastica, dal momento che lo studente che intraprende un determinato percorso di istruzione ha diritto a compierlo secondo le modalità inizialmente prescelte“.

In secondo luogo è criticata la “norma ancora più grave, e quasi inattuabile, è quella contenuta nel comma 2 dell’art. 1 del regolamento, in base alla quale le terze classi proseguono secondo i piani di studio già vigenti, ma con la riduzione dell’orario a 32 ore settimanali. In pratica, dato che attualmente i percorsi degli istituti tecnici prevedono 36-38 e in alcuni casi 40 ore settimanali, si tratta di cancellare 4-6-8 ore alla settimana dall’ordinamento vigente, in assenza di criteri guida per realizzare una coerenza ordina mentale“.

La Bastico rileva che un “altro vincolo eccessivamente rigido è posto alla costituzione dei quadri orari: tutte le cattedre devono essere di 18 ore, a prescindere dall’equilibrio complessivo che ne deriva tra discipline professionalizzanti, scientifiche, linguistiche… Inoltre, le ore di laboratorio, caratterizzate dalla compresenza di due docenti, di cui uno tecnico-pratico, vengono ridotte, contraddicendo l’impianto culturale proposto dalla Commissione presieduta dal Prof. De Toni di valorizzazione degli apprendimenti attraverso il metodo scientifico e il ‘saper fare’“.

Dalla senatrice del Pd si leva la richiesta che “il Governo, partendo dalle migliori esperienze realizzate, definisca il processo di riforma in modo partecipato, senza vincoli insormontabili ‘a priori’“. Anche in questo senso può essere letta l’accusa rivolta all’esecutivo “di non aver coinvolto in alcun modo in via preventiva né le Regioni e le autonomie locali, né le forze parlamentari“.