Bastera’ il decalogo contro i bulli di classe?

Eccolo qua il decalogo del governo contro il bullismo. Basterà per fermare gli idioti di ogni latitudine (gli ultimi sono dell’area di Catania per la cronaca)?

I consigli su come difendersi da aggressioni fisiche, umiliazioni e soprusi a scuola e su come genitori e insegnanti devono affrontare il problema arrivano direttamente dal sito dell’Esecutivo, (www. governo. it). “Contro il bullismo, che fare?” è il link al quale è possibile collegarsi per avere alcuni utili consigli sul problema.

Quali comportamenti si configurano come bullismo? “Ci sono una serie di comportamenti – spiegano da Palazzo Chigi – che se ripetuti frequentemente possono essere identificati con il termine di bullismo soprattutto se chi li subisce non riesce a difendersi”. Per esempio, ricevere insulti e minacce, sgraditi soprannomi, sms, e-mail, e telefonate offensive è già un primo segnale negativo. Ma anche essere indotti a “fare cose che non si vogliono fare”, essere presi di mira con sorrisseti e risatine o il “semplice” furto della merenda sono sintomi di bullismo.

“Per combattere il fenomeno e sensibilizzare le giovani generazioni molte questure hanno dato vita ad alcune iniziative tra cui opuscoli, brochure e consigli vari, che riportiamo nel Dossier”. Prima di tutto – raccomanda la Polizia – “Non bisogna mai sottovalutare il problema”.

A seguire le 10 regole da seguire: non “offendere gli altri, soprattutto i più deboli, o nascondere ai genitori che qualcuno ti fa del male. E ancora, “dire bugie, trattare male un compagno che ti sta antipatico e approfittarsi dei compagni più deboli”. Ma soprattutto, al cospetto dei più prepotenti, è utile “confidarsi con i genitori; raccontare i comportamenti prepotenti, se ne sei vittima, se ne sei testimone o se ne vieni a conoscenza; difendere, se possibile, i compagni vittime di prepotenze; trattare tutti i compagni allo stesso modo; cercare l’aiuto degli insegnanti, del personale non docente, di altri compagni se qualcuno ti minaccia”.

Infine rivolgersi alle forze dell’ordine (112 e 113), al Telefono azzurro (19696) o all’Emergenza infanzia (114).