Riprendiamo da “Repubblica” le due quartine finali di una poesia che Evgenij Evtuschenko, celebre letterato russo antistalinista da tempo emigrato negli USA, ha dedicato ai bambini della scuola di Beslan.
La tesi dell’autore è che nessuna guerra è senza soluzione, e che anche quella ingaggiata dai terroristi (anche per pregresse responsabilità dell’ex regime sovietico) troverà una soluzione. Però in questo caso la via d’uscita non potrà essere trovata in un approccio di tipo politico, “bensì semplicemente in uno umano“. Ci sembra uno splendido spunto per iniziative didattiche che diano intensità ed efficacia ad quella non-materia di fondamentale importanza che è l’”educazione alla convivenza civile“.
“Ma a niente serve la vendetta.
Salvaci, Dio dai molti nomi, dalla vendetta.
Finchè ci sono ancora bambini vivi,
non ci dimentichiamo la parola “insieme“.
Nessuno di noi è eroe da solo,
ma dinnanzi alla nuda verità tutti noi siamo nudi.
Io sto insieme ai bambini bruciati.
Sono anch’io uno di loro… Uno della scuola di Beslan”.
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