Dopo la tragica conclusione della vicenda della scuola di Beslan il Ministro Moratti ha inviato ai dirigenti scolastici e ai docenti delle scuole di ogni ordine e grado una lettera di invito a “interessare le rispettive istituzioni scolastiche perché, nella loro autonomia e con le modalità ritenute più idonee, traggano dai tragici fatti di Beslan occasione per momenti di raccoglimento, riflessione e approfondimento sulla minaccia del terrorismo che incombe sull’umanità, sulla necessità di operare per la realizzazione di una unione duratura e pacifica tra i popoli e per l’affermazione della cultura del confronto, del dialogo, della comprensione, della collaborazione, del rispetto reciproco, unitamente ad una ferma condanna del terrorismo“.
Anche dopo l’11 settembre 2001, data coincidente l’inizio delle attività scolastiche in quasi tutto il mondo, si pose il problema di come trattare il tema della violenza terroristica a scuola. Nacquero decine, centinaia di siti che davano consigli agli insegnanti, e anche ai genitori, sul che fare in presenza di inevitabili domande da parte degli allievi, soprattutto i più piccoli.
Ci fu allora una ampia convergenza degli esperti, che sembra confermarsi anche in questa circostanza, sulla necessità di non eludere tali domande, facendo nel medesimo tempo il massimo sforzo per limitare l’impatto emotivo della vicenda: l’angoscia, il senso di insicurezza, gli incubi notturni che allora colpirono molti giovani, soprattutto negli USA, e che le immagini provenienti da Beslan hanno rinnovato in questi giorni su scala planetaria. Ma con effetti ancora più sconvolgenti, perché questa volta l’obiettivo, e le vittime, erano bambini al loro primo giorno di scuola. Che fare? Come spiegare? C’è una spiegazione? Un compito non facile per gli insegnanti. Sarebbe oltremodo interessante sapere che cosa si è fatto e si sta facendo nella aule in questi giorni. Perché il Ministero non attiva qualche forma di monitoraggio in proposito, magari attraverso l’INDIRE, che si sta occupando della formazione dei docenti nel campo della “educazione alla convivenza civile” tramite un progetto nazionale, già avviato?
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