Ballottaggi e politica scolastica

Quale ricaduta potrebbe avere sulla politica scolastica l’esito dei ballottaggi in programma per il 29 e 30 maggio in alcune importanti città, e soprattutto a Milano, roccaforte storica dell’attuale presidente del Consiglio?

E’ evidente che in caso di vittoria di Letizia Moratti l’attuale governo uscirebbe rafforzato, e vedrebbe spianata la strada per proseguire la sua azione fino al 2013, scadenza naturale della legislatura. Se questo sarà lo scenario, andranno a compimento le riforme avviate da Mariastella Gelmini nella prima metà della legislatura: quelle della scuola primaria e secondaria, già a buon punto, e soprattutto quella dell’università, che invece è ancora nella delicata fase della implementazione.

Se invece i ballottaggi, in primis quello di Milano, dovessero segnare una sconfitta per l’attuale coalizione di governo e il suo leader, si aprirebbe una fase di incertezza dagli esiti non facilmente prevedibili. Il governo, almeno sulla carta, potrebbe proseguire disponendo di una maggioranza in Parlamento, come si è visto in recenti votazioni, ma si aprirebbe con ogni probabilità una fase di manovre politiche in vista della successione a un Silvio Berlusconi ‘azzoppato’ dall’esito negativo del ballottaggio milanese come leader del centro-destra nelle prossime elezioni politiche.

A questo punto la sorte delle riforme Gelmini dipenderebbe dalla data delle eventuali elezioni anticipate: se esse si svolgessero nel prossimo autunno molti dei provvedimenti in calendario per i prossimi mesi – riguardanti soprattutto l’università – resterebbero sospesi in attesa del nuovo governo. Se invece il governo ‘tenesse’, per esempio, fino alla primavera 2012, quasi tutti gli atti amministrativi delle varie riforme Gelmini potrebbero andare in porto, e certamente la politica scolastica attuata in questa legislatura sarebbe presentata agli elettori come un punto di forza della maggioranza e del governo uscenti.

Sempre che questi ultimi riescano a mantenere un sufficiente grado di compattezza di qui alle elezioni, e sempre che il centro-destra riesca a convergere su una nuova, autorevole leadership all’epilogo della lunga stagione berlusconiana.