Aspra polemica tra Berlinguer e Citati (ma non solo)

Di chi è la colpa delle carenze (inefficienze, disuguaglianze, soprattutto bassa qualità media) della scuola e delle università italiane?

Su questo interrogativo è in corso, soprattutto sulle pagine di “Repubblica“, un confronto non privo di asprezze polemiche tra sostenitori di un modello che potremmo definire neoconservatore, e un modello che per simmetria potremmo definire neoriformista.

Esponenti della prima posizione, quella neoconservatrice, sono Mario Pirani e Pietro Citati, che attribuiscono la crisi del sistema formativo italiano al “facilismo” perseguito dalla classe politica (Pirani ce l’ha, in particolare, con quella di sinistra, alla quale si dichiara vicino), e sollecitano provvedimenti capaci di ristabilire la serietà degli studi e il rispetto delle istituzioni.

La scorsa settimana “Repubblica” ha ospitato un articolo di Citati molto critico verso la riforma universitaria introdotta da Luigi Berlinguer, il cosiddetto 3+2, che ha suo avviso “costretto gli studenti a non studiare o a studiare il meno possibile, e soprattutto a non leggere libri o solo fascicoletti di poche pagine“. In questo modo si sono favoriti i ricchi, che possono mandare i figli a studiare all’estero, e danneggiati gli studenti poveri, la cui sola speranza è quella di far valere le proprie capacità in scuole e università serie, impegnative, meritocratiche.

La risposta di Berlinguer non si è fatta attendere: quelle di Citati sono “affermazioni apodittiche e apocalittiche, senza citazioni di supporto“, scrive in una lettera a “Repubblica“, perché i dati disponibili mostrano che invece è aumentata la percentuale dei laureati provenienti da famiglie di modesta condizione sociale e culturale, e che il modello 3+2 si è affermato in tutto il mondo.

Berlinguer ha ripreso l’argomento anche intervenendo in occasione della presentazione del Rapporto sulla qualità di Tuttoscuola, in questo caso riferendosi anche a Pirani e alle sue “nostalgie” per la scuola di un tempo: “si tratta di ‘ignoranti’, nel senso che ignorano che cosa significa l’apprendimento nella società contemporanea“. Oggi i giovani chiedono più cultura non verbale, più arte e musica, più soggettività, e rifiutano (giustamente, a suo avviso) l’eccesso di astrattezza e formalismo della cultura scritta tradizionale.

L’unico punto di convergenza tra i protagonisti di questa polemica sembra l’elogio del principio meritocratico. Che però, per dire quanto complicata sia questa partita, è anche il punto sul quale Berlinguer ha perso la sua più importante battaglia da ministro.