Ancora in cerca di governo

E’ abbastanza chiaro (ma a nostro avviso lo era anche un mese fa) che l’avventurosa ricerca di una maggioranza di governo sostenuta direttamente o indirettamente – tramite acrobazie parlamentari – dalla neoformazione politica guidata da Beppe Grillo è stata definitivamente messa fuori gioco dallo stesso ex comico genovese, che punta chiaramente a contrapporsi frontalmente al ‘sistema dei vecchi partiti’, a porsi cioè come alternativa globale.

Questo, visto l’esito delle elezioni, costringe di fatto ‘i vecchi partiti’, che rappresentano il 75% dei cittadini votanti, a trovare un’intesa se non di governo almeno per un governo che sia in grado di affrontare le emergenze italiane: quella economica in primo luogo (compresa la grave crisi occupazionale), quella istituzionale (superamento del bicameralismo), quella di un sistema elettorale che garantisca finalmente la governabilità del Paese.

Non parliamo di formule (governo politico organico, neo-convergenze parallele, governo di scopo o di transizione), parliamo dell’obiettivo strategico, che dovrebbe essere condiviso, di togliere l’Italia dall’orlo del baratro. Del programma di questo governo dovrebbe far parte l’impegno – almeno l’impegno – a predisporre le condizioni perché l’Italia esca al più presto dalla condizione di maglia nera in Europa per la spesa pubblica per la cultura in rapporto al PIL, e vice maglia nera per la spesa pubblica in istruzione, sempre sul PIL.

Per quanto riguarda l’istruzione dovrebbero essere presi impegni per investimenti (che non sono semplici ‘spese’) in innovazione tecnologica, formazione dei docenti, ricerca e sviluppo, valutazione, sicurezza degli edifici, semplificazione amministrativa, cioè per investimenti che rappresentando precondizioni per il rafforzamento del capitale umano sono ingredienti indispensabili per la crescita economica nel lungo (e diremmo anche nel medio) termine. Non quindi, almeno per ora, in aumento degli organici (salvo che di quello funzionale), ferma restando la necessaria stabilizzazione dei precari che ne hanno diritto: quelli di cui comunque il sistema scolastico ha bisogno per funzionare.