Altolà delle Regioni sulla valutazione

Lo schema di decreto legislativo che istituisce il Servizio Nazionale di valutazione del sistema di istruzione e di istruzione e formazione e riordina l’INVALSI è stato dunque duramente criticato dalla Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province autonome nella seduta svoltasi lo scorso 20 maggio.
In via preliminare le Regioni hanno sollevato una questione di rispetto delle loro competenze istituzionali: visto che l’istituendo Servizio Nazionale di valutazione si occuperà anche di istruzione e formazione professionale, non basta che il Governo chieda alle Regioni un semplice “parere”. É necessario invece raggiungere una “intesa” in sede di Conferenza unificata, poiché il nuovo art. 117 della Costituzione assegna loro la competenza legislativa esclusiva in quella materia.
Il sospetto delle Regioni è che il MIUR, d’intesa con il Ministero del Lavoro, voglia disciplinare in un’ottica neocentralistica la materia non solo dei “livelli essenziali di prestazione” (lettera m dell’art. 117), che rientra nelle competenze esclusive dello Stato, ma anche gli standard minimi formativi richiesti per la spendibilità dei percorsi di istruzione e formazione professionale a livello nazionale (art. 7 della legge 53/2003).
Inoltre il decreto, pur definendo l’INVALSI “ente di ricerca”, e non più “ente strumentale”, ne accentua i vincoli di dipendenza dal MIUR, compromettendone l’indipendenza, la “terzietà” nella valutazione. I sospetti delle Regioni sono alimentati anche dal fatto che nel direttivo del nuovo INVALSI si prevede un solo rappresentante regionale su sei componenti, e che questo rappresentante venga designato non dalla Conferenza dei Presidenti delle Regioni ma dal Presidente della Conferenza unificata.
Le Regioni hanno quindi chiesto al Governo un approfondimento congiunto su questi temi, e il rinvio di ogni decisione in materia. C’è da sperare che non inizi un querelle istituzionale, con conseguente ritardo su un terreno, come quello della valutazione di sistema, sul quale il nostro Paese ha finora proceduto con esasperante lentezza.