Alternanza, passerelle, passaggi: che traffico nel ciclo secondario

Il disegno di legge Moratti (art. 4, comma 7) afferma che “è garantita la possibilità di passare dal sistema dei licei al sistema dell’istruzione e della formazione professionale, e viceversa, mediante apposite iniziative didattiche, finalizzate all’acquisizione di una preparazione adeguata alla nuova scelta”. Si avverte qui l’eco di un marchingegno pedagogico, quello delle “passerelle”, che anche nel modello di riforma proposto da Berlinguer aveva trovato spazio, pur se riferito essenzialmente a passaggi tra indirizzi diversi dello stesso sistema, quello scolastico. Nel disegno di legge Moratti questa possibilità, che aveva trovato una attuazione faticosa nella scuola, viene ora estesa ai passaggi tra primo e secondo sistema, in senso rigorosamente bidirezionale. L’art. 5, inoltre, dispone che tutti i corsi del secondo ciclo (non solo quelli dell’istruzione e formazione professionale, quindi) possano svolgersi “per gli studenti che hanno compiuto il quindicesimo anno di età” in alternanza scuola-lavoro. Un po’ a scuola (o nell’istituto), e un po’ presso le imprese, per “periodi di tirocinio e stage”. C’è da chiedersi quali modelli curricolari siano compatibili con queste indicazioni.
Gli scenari descritti sembrano infatti implicare una forte personalizzazione dei percorsi, e una altrettanto forte riduzione del “core curriculum” di ciascun corso, anche al di sotto delle 25 ore settimanali ipotizzate dalla commissione Bertagna. Una prospettiva indubbiamente molto innovativa, ma che andrebbe a scapito della specifica identità e del rigore curricolare dei corsi: quali crediti equivalenti potrebbe far valere un allievo del secondo o terzo anno di un percorso professionale se volesse iscriversi al liceo classico o scientifico? E quale sarebbe la spendibilità del greco per un liceale che volesse passare ad un corso professionale? E in che modo funzionerebbe l’alternanza: con quale estensione temporale e in sostituzione di quali materie e attività previste nei curricoli ordinari? Tutto si può fare, naturalmente, ma occorre che il legislatore abbia la consapevolezza delle conseguenze di ciò che viene deciso a livello normativo, e non sembra che allo stato attuale del dibattito questa consapevolezza sia stata sempre raggiunta.