Allo sciopero in ordine sparso

Sciopero generale, anzi no, forse sì, insieme ma divisi. In meno di una settimana, fra l’incontro di venerdì 19 e quello di giovedì 25 ottobre, i sindacati della scuola hanno sottoposto la categoria ad una serie di docce scozzesi da disorientamento totale.
Proviamo a ricostruire la sequenza dei tira e molla sindacali. In vista del primo incontro con il ministro Moratti le decisioni sembravano sostanzialmente definite: lo sciopero generale contro la Finanziaria 2002 era ormai cosa fatta. Ma la Moratti ha tagliato l’erba sotto i piedi alla controparte accogliendo la maggior parte delle richieste riguardanti la scuola (in particolare quelle dell’art. 13). E all’uscita dal ministero di Trastevere anche i più irriducibili avevano fatto intendere che molte cose erano cambiate.
Giovedì scorso nuovo colpo di scena: le proposte accolte favorevolmente prima sembravano non bastare più (a qualcuno): sciopero generale il 9 novembre di Cgil e Gilda (la strana coppia); sciopero di un’ora di Cisl e Uil il 12; nessuno sciopero dello Snals, di questi tempi piuttosto enigmatico.
Per il 31 ottobre era però da tempo proclamato lo sciopero dei Cobas e CUB Scuola, e l’intervallo tra quello sciopero e quello proclamato da Cgil e Gilda era inferiore ai 10 giorni minimi previsti dalla legge. Conseguente richiamo della Commissione di Garanzia e spostamento dello sciopero del 9 al 12 novembre.
In quella stessa giornata si troveranno ora quasi tutti, unitariamente separati, con scambio di accuse pesanti della Cisl verso la Cgil (per “strumentalizzazione politica”) e contraccusa di incoerenza rispetto alle azioni unitarie dello scorso anno.
C’è dunque un segnale che va ben oltre questo sciopero dai risvolti schizofrenici: il sindacalismo scolastico fa registrare una grave rottura che potrebbe segnare pesantemente il futuro dei rapporti anche all’interno della categoria. E il rinnovo del contratto di comparto è ormai alle porte…