”Allenati per la vita”, il progetto visto da chi vi ha partecipato

Sul tema della mini-naia e del progetto “Allenati per la vita”, di cui siamo occupati anche noi con l’articolo ”Allenati per la vita”, scuola di guerra o scuola di vita?, ci ha scritto la nostra lettrice Cristina Casaschi, inviandoci la testimonianza del figlio Davide Zaniboni, di 16 anni, e introducendola con queste parole:

a proposito della polemica Allenati per la vita, che in questi giorni ha portato alla sospensione dell’iniziativa, invece di un mio contributo adulto, che si inserirebbe tra i tanti senza portare valore aggiunto, preferisco proporvi la testimonianza, semplice ma sentita, di mio figlio che ha partecipato al progetto lo scorso anno”.

Invitiamo tutti gli altri lettori a partecipare e a discutere questa esperienza, o a proporne di nuove, scrivendoci come di consueto all’indirizzo dedicato la_tribuna@tuttoscuola.com.

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Allenati per la vita: un’esperienza personale

E’ nata a fine settembre, e continua a tutt’oggi con veemenza, una polemica (come se ne mancassero di questi tempi) su di un progetto di incontri esercito-scuola, chiamato: Allenati Per La vita. Questi incontri sono rivolti a ragazzi e ragazze interessati a parteciparvi e trattano di argomenti come topografia, pronto soccorso, missioni di pace, difesa in caso di guerra batteriologica chimica e nucleare, prova di tiro con armi ad aria compressa, riconoscimento di armi, mezzi e velivoli tuttora in uso nei vari eserciti, orientamento e sopravvivenza in ambienti naturali… Gli argomenti sono presentati in modo teorico ma ricco di documentazione, e poi sono “sperimentabili” attraverso prove sul campo, sempre guidate e accompagnate con spirito di squadra e solidarietà, con slancio sportivo.

La mia domanda è: può davvero questa essere chiamata “scuola di guerra”?

Evidentemente no, per dei semplici motivi: non è un addestramento di tipo militare come sembra che esso sia, leggendo articoli di giornalisti non sempre ben informati e ascoltando il parere più o meno attendibile e fondato di vari personaggi; tutto ciò non è neanche un tentativo di “propaganda” trattandosi un progetto poco conosciuto e pubblicizzato e certamente non forzato nè obbligatorio ma proposto all’interesse libero di ciascuno.

Parlo per esperienza personale e non per informazioni assolutamente non verificate; io ho partecipato a questa attività lo scorso anno e la mia prima impressione è stata quella di trovarmi ad essere in un ambiente sì rigoroso e disciplinato come quello militare, ma anche utile e istruttivo davvero, come la scuola italiana rischia di non essere mai. E’ l’impressione che a chiunque di noi verrebbe vedendo un lavoratore serio e disciplinato che svolge il suo compito con costanza, disciplina, senso del dovere e continuità. Ormai questa percezione non ci appartiene, perché è una sensazione di sicurezza, utilità stabilità, che la società moderna non offre più.

Penso che questo programma sia un serio e corretto – sotto ogni punto di vista – esempio di civiltà, presa di responsabilità e coscienza civica, non comune nei luoghi frequentati dalla maggior parte dei liceali; e dato che penso che civiltà e presa di coscienza siano le cose che al giorno d’oggi servono di più per poter, nel nostro piccolo, tirare avanti e fare qualcosa di buono per noi stessi e per gli altri, ben vengano proposte che ci aiutano conoscere, riflettere e a mettere in pratica ciò che la società stessa, spesso in modo astratto, ci chiede.

Davide Zaniboni

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