Oggi è la Giornata Mondiale del Sonno, ma 1 bambino su 5 dorme male (e anche i suoi genitori)

Dormire tanto – in media nove ore a notte – non vuol dire dormire bene. In occasione della Giornata Mondiale del Sonno del 17 marzo, uno studio realizzato dai ricercatori dell’Università di Parma nell’ambito del progetto GIOCAMPUS lancia l’allarme: 1 bambino italiano su 5 ha una scarsa qualità del sonno. Secondo la ricerca, per l’esattezza il 19% del campione dei bambini oggetto dello studio (138 su 720, tutti residenti a Parma).

Ma quali sono le abitudini che possono contribuire ad una insoddisfacente qualità del sonno? Ad esempio la condivisione del letto o della stanza (con possibili interferenze esterne dovute alla presenza di familiari e/o animali domestici; 44,4% del campione), l’utilizzo del cellulare o del tablet mentre si è a letto (1,4%), il tenere la luce accesa parzialmente o del tutto (29,8%), il mangiare o bere (anche caffeina) prima di coricarsi (70,3%), alzarsi per andare in bagno, anche più volte per notte (30,7%).

Nello studio viene inoltre confermato che realizzando programmi di educazione alimentare e motoria nelle scuole è possibile migliorare l’approccio dei bambini a una corretta alimentazione e insegnare loro a gestire meglio il rapporto con il cibo e l’attività fisica. Il 68,5 di questi bambini è infatti attivo o molto attivo fisicamente, con una percentuale molto piccola di sedentari (13,2%). La gran parte dei bambini di 9-10 anni è fedele ai dettami della Dieta Mediterranea (91%), considerato un regime alimentare tra i migliori al mondo, che il nostro Paese purtroppo sta però lentamente abbandonando.

Tutto questo ha un effetto positivo anche sui livelli di sovrappeso e obesità (rispettivamente fermi al 17,4% e al 9,7% del totale), che si mantengono a livello inferiore rispetto alla media italiana. I dati più recenti indicano infatti che l’Italia è il terzo paese al mondo per ipernutrizione e al secondo posto per obesità infantile: nel Centro si supera in media il 30% e nel Sud e nelle Isole si sfiora addirittura il 38% di bambini obesi.

Lo studio evidenzia dunque molti dati positivi, aprendo però al contempo un nuovo filone di indagine. «Dalle analisi svolte possiamo dire che i bambini di Parma sono piuttosto in forma, la loro dieta ha una buona aderenza a quella Mediterranea e dormono le ore adeguate di sonno per la loro età» afferma la Professoressa Francesca Scazzina, responsabile scientifica del progetto. «Tuttavia andrebbe migliorata la qualità di questo sonno e, forse, relativamente a questo aspetto sarebbe utile immaginare alcuni interventi di educazione al sonno che si aggiungano a quelli di educazione alimentare e stimolo al movimento che stanno dando risultati interessanti. Abbiamo ad esempio constatato che molti bambini fanno uso di smartphone o tablet prima di dormire» conclude Scazzina, «si potrebbe quindi pensare di intervenire proprio all’interno di Giocampus su queste abitudini, con programmi di educazione al sonno».

Al tema dell’aumento dei problemi relativi al sonno fra i più giovani è stato dedicato ampio spazio nel corso dell’ultimo World Sleep Day, a marzo 2016. Secondo gli esperti una delle cause strutturali è appunto il cosiddetto abuso della tecnologia. Risultato, nell’ultimo decennio i bambini e ragazzi con problemi legati al corretto dormire sono raddoppiati passando da meno del 10% all’attuale 18-20%(fonte: Centro di Medicina del sonno dell’IRCCS San Raffaele Turro di Milano).

Quando i fenomeni si cronicizzano possono infatti contribuire all’insorgere di obesità, diabete e ipercolesterolemia, ma anche ictus, infarto e depressione. In particolare,una pratica del sonno non adeguata ai bisogni può essere causa per i bambini di deficit nello sviluppo psicofisico e di difficoltà di socializzazione e corretta alimentazione. Di notte si producono alcuni importanti ormoni e si consolida la memoria. Per questo dormire bene in età avanzata è considerato fattore protettivo nei confronti del declino cognitivo e della demenza senile.

Anche per insegnare un corretto stile di vita nasce Giocampus (www.giocampus.it) un innovativo progetto nato quindici anni fa da un’alleanza pubblico-privata – tra i fondatori Barilla, Coni, Comune di Parma, Università degli Studi di Parma, CUS Parma e Ufficio Scolastico Regionale – il cui obiettivo è promuovere il benessere delle future generazioni attraverso un percorso integrato di educazione motoria e alimentare.

Dal 2002 ad oggi Giocampus ha coinvolto a Parma oltre 40mila bambini delle scuole primarie insieme alle loro famiglie per un’esperienza unica di formazione, gioco e amicizia. Ed è un caso unico in Italia perché tratta il benessere delle future generazioni con un approccio rigorosamente scientifico e un intervento che accompagna il bambino tutto l’anno: in primis a scuola (Giocampus Scuola) con 60 ore annuali di educazione motoria e 20 di educazione alimentare nelle scuole primarie, ma anche in estate e sulla neve (Giocampus Estate e Giocampus Neve), con tante attività ludico-sportive e ricreative per tutti e stage formativi per i più grandi.