Aldo Moro e l’educazione civica

A dispetto del titolo il saggio di Mario Caligiuri, docente di Pedagogia della comunicazione nell’Università della Calabria, non si limita ad analizzare sotto il profilo storico il tema del contributo offerto da Aldo Moro all’introduzione dell’educazione civica nell’ordinamento della scuola italiana, ma è una ampia riflessione sullo stesso ruolo dell’educazione civica nella società contemporanea alla luce del pensiero e dell’opera dello statista assassinato nel 1978 dalle Brigate rosse (M. Caligiuri, Aldo Moro e l’educazione civica, Rubbettino, Soveria Mannelli, ottobre 2019).

Il sottotitolo del volume, ‘L’attualità di un’intuizione’, spiega meglio l’intento dell’autore, che è soprattutto quello di valutare se e quanto il ruolo alto assegnato da Moro all’educazione civica, intesa come magistero di formazione etico-politica, alla luce della Costituzione italiana, si sia poi tradotto in effettive ed efficaci esperienze pedagogiche e didattiche.

Il bilancio di queste esperienze, a distanza di sessanta anni dalla introduzione dell’insegnamento nella scuola italiana (anno scolastico 1958-1959, ministro della PI Aldo Moro), non può essere considerato positivo. La rapida carrellata, di stile quasi cinematografico, che Caligiuri effettua sulle tante vesti con le quali l’educazione civica si è carsicamente presentata nella scuola italiana, cambiando anche il nome (da ‘Studi sociali’ a ‘Convivenza civile’ a ‘Cittadinanza e Costituzione’, per poi tornare nello scorso agosto 2019 a ‘Educazione civica’), mostra la sostanziale incomprensione del messaggio lanciato da Moro fin dai tempi dell’Assemblea costituente, che approvò all’unanimità l’ordine del giorno da lui presentato come primo firmatario, contenente il seguente auspicio: “L’Assemblea Costituente esprime il voto che la nuova Carta Costituzionale trovi senza indugio adeguato posto nel quadro didattico della scuola di ogni ordine e grado, al fine di rendere consapevole la giovane generazione delle raggiunte conquiste morali e sociali che costituiscono ormai sacro retaggio del popolo italiano”.

Invito, anzi, “voto”, non raccolto, malgrado l’impegno pluridecennale di pedagogisti come Luciano Corradini, e che oggi, alla luce delle emergenze del nostro tempo, rischia di dover cedere il passo ad altre priorità, dall’educazione ambientale, verso la quale vorrebbe orientarla l’attuale ministro Fioramonti, all’educazione digitale, soprattutto in forma di “studio della disinformazione”, come propone lo stesso Caligiuri.

Ma forse occorrerebbe ricordare l’appello di Moro, contenuto nella relazione alla legge istitutiva del 1958, a considerare il profondo legame tra l’educazione civica e la storia, anzi con la “grande storia” riportato dallo stesso Autore, perché solo essa può illustrare “il travaglio di tante genti per conquistare condizioni di vita e statuti degni della persona umana”.