Agliè, il vescovo e l’imam: il dibattito è aperto

La decisione del dirigente scolastico della scuola elementare di Aglie’ (Ivrea), Giuseppe Merlo, di non consentire al vescovo di Ivrea di visitare la scuola in orario di lezione ha suscitato forti polemiche a livello locale, ma assume un rilievo di carattere generale e nazionale, anche alla luce del dibattito che ha accompagnato la legge francese sul velo islamico, fortemente criticata nei giorni scorsi da Giovanni Paolo II in nome del diritto individuale a rendere riconoscibile la propria appartenenza religiosa.

Il vescovo ha preso atto del non gradimento, ma non ha mancato di precisare a sua volta che in questo modo si è persa un’occasione “per parlare e confrontarsi su temi di grande attualità come quello della pace“.

La vicenda merita qualche considerazione. La tesi, sostenuta dal direttore della scuola elementare, che non bisognava mettere in difficoltà la decina di allievi extracomunitari di fede non cattolica, non sembra in questo caso convincente, poiché non è coi divieti e col silenzio che si possono risolvere i problemi dell’integrazione di quegli allievi, ma al contrario col dialogo e il riconoscimento delle diversità.

All’obiezione del dirigente scolastico che consentire la visita del vescovo cattolico significherebbe accettare anche quella dell’imam e dei rappresentanti di altre religioni, si potrebbe rispondere in modo assai semplice: e perché no? Nei programmi scolastici vigenti esistono spazi perfettamente utilizzabili per iniziative del genere (l’educazione civica, ma anche progetti interdisciplinari a carattere interculturale). Opportunità che trovano conferma anche nelle “Indicazioni nazionali”, in arrivo da settembre, che nel percorso formativo del primo ciclo inseriscono a pieno titolo l’”educazione alla convivenza civile”.


Il dibattito è aperto: ecco alcuni interventi ricevuti:

L’autore del Botta & Risposta afferma:

All’obiezione del dirigente scolastico che consentire la visita del vescovo cattolico significherebbe accettare anche quella dell’imam e dei rappresentanti di altre religioni, si potrebbe rispondere in modo assai semplice: e perché no? “.

Sono d’accordo, ma la domanda vera è: perché nella scuola pubblica italiana esiste un’ora di insegnamento di religione (non storia delle religioni) che riguarda solo il cattolicesimo, i cui insegnanti sono scelti dalla Curia?

Cosa dicono in proposito le “Indicazioni nazionali”?

Cordiali saluti

Bruna Mino

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La vicenda del direttore didattico di Agliè (Torino), il quale ha rifiutato una visita pastorale in orario scolastico, merita alcune considerazioni in termini di diritto vigente ed in termini di principio.

Quanto a diritto vigente, esso non è certamente mutato dopo la sentenza del TAR
Emilia-Romagna n. 250/93, la quale con riferimento a simili iniziative della Chiesa cattolica recita: «La Chiesa è libera di svolgere queste attività nelle scuole che essa stessa istituisce, non può svolgerle nelle scuole dello Stato e nell’ambito di esse, e gli organi pubblici che questo consentano commettono senza dubbio una illegittimità».

Ne discende che sarebbe il direttore regionale scolastico per il Piemonte, il quale
ipotizza provvedimenti contro il direttore didattico in questione, a correre il rischio di non tenere conto della legge.

Su un piano di principio poi, l’argomento cui avrebbe fatto ricorso il direttore
didattico, che un assenso a tale visita pastorale avrebbe aperto la porta ad analoghe richieste da parte di un’altra religione, ci pare andrebbe ampliato nell’argomento che non è compito della scuola pubblica, favorire – o sfavorire – questo o quello dei vari atteggiamenti possibili rispetto alla religione: si tratti di aderire ad una certa fede, o di agnosticismo, o di ateismo.

Secondo il nostro Comitato, al quale aderiscono tanto enti religiosi come la Comunità ebraica, quanto associazioni di non credenti, la scuola pubblica è invece un luogo di dialogo, fra le varie opinioni. In questa direzione poteva andare la proposta del direttore didattico, di aprire le porte al vescovo in orario non scolastico, per le persone interessate ad incontrarlo. Che tale proposta non sia stata accettata, mostra come non sia facile passare alla dimensione del dialogo, da quella della predica.

per il Comitato Torinese per la Laicità della Scuola

 

il presidente
Attilio Tempestini

il vicepresidente
Cesare Pianciola

il direttore di “Laicità”
Carlo Ottino

COMITATO TORINESE PER LA LAICITA’ DELLA SCUOLA
via Donizetti, 16 bis – 10126 Torino
Sito web: http://www.arpnet.it/laisc