Abolizione della chiamata diretta: via libera del Senato. M5S: ‘Oggi una bella giornata per gli insegnanti italiani’

Via libera da parte del Senato all’abolizione della chiamata diretta, uno dei provvedimenti simbolo della Legge 107, la Buona Scuola promulgata dal Parlamento nel 2015: 146 voti favorevoli e 66 contrari con 9 astenuti.

“Oggi è una bella giornata per gli insegnanti italiani e per tutto il mondo della scuola – hanno commentato in una nota i componenti della Commissione Istruzione del Senato del Movimento 5 Stelle -. Dando seguito a un impegno assunto dal Movimento 5 Stelle in campagna elettorale, oggi il Senato ha approvato il disegno di legge a prima firma della capogruppo in commissione istruzione Bianca Laura Granato, che abolisce la chiamata diretta e gli ambiti territoriali. I docenti sanno bene di cosa si parla: un meccanismo perverso per cui gli insegnanti sono stati costretti a sottoporsi a dei “provini” presentando il proprio curriculum alle scuole, in base ai requisiti richiesti da un bando formulato dal dirigente scolastico. Con la legge Granato cominciamo a smantellare la “Buona Scuola” renziana. Il messaggio che diamo al mondo della scuola italiana è chiaro: basta incertezze, basta disparità, basta precarietà e discontinuità. Garantire trasparenza al reclutamento e continuità all’insegnamento significa ridare agli insegnanti italiani il rispetto che meritano e dare certezze a studenti e famiglie. Auspichiamo si giunga presto all’approvazione definitiva dopo il passaggio alla Camera”.

Probabilmente l’errore della 107 è stato quello di chiudere il preside nella torre d’avorio dei suoi poteri enfatizzandone il ruolo di “dirigente” di carattere amministrativo e manageriale anziché puntare sul ruolo di leader educativo, che egli avrebbe potuto assai meglio assolvere se fosse stato affiancato da un senior staff di insegnanti esperti e da organi collegiali (Consiglio di istituto, Collegio docenti) chiamati a condividere ed eventualmente anche a contestare le sue decisioni. Ma la Buona Scuola scelse il modello monocratico-manageriale, sopravvalutando con ogni evidenza la capacità del preside uti singulus di gestire i poteri attribuitigli. Con un esercito di soldati semplici alle spalle, senza una squadra strutturata di middle management. 

Non c’è dubbio che per i sindacati, interessati in primo luogo alla stabilità del posto di lavoro dei loro associati, si tratti di un successo, di una rivincita sul modello incentrato sulla figura e sul potere decisionale monocratico del preside (“sceriffo”…) disegnato dalla Legge 107. Ma per la scuola e per gli studenti?