Abilitazione docenti: per i titoli rumeni sembra prospettarsi uno scontro legale  

Con una decisione, tanto inaspettata quanto coraggiosa, il Ministero dell’Istruzione ha deciso di porre un altolà alla acquisizione in Romania di titoli di abilitazione e di sostegno, pubblicando la nota prot. 5636 del 2 aprile 2019, propedeutica ai singoli atti di diniego alla richiesta di riconoscimento dei titoli conseguiti negli atenei  rumeni.

Da diversi anni, com’era risaputo, partivano dall’Italia gruppi organizzati di docenti, pagando un prezzo non indifferente di migliaia di euro, comprensivo delle spese di viaggio, di soggiorno e di frequenza dei corsi universitari rumeni.

Un soggiorno di breve durata, ma sufficiente per acquisire, forse in modo intensivo, le competenze richieste e ottenere il prezioso titolo conquistato a caro prezzo.

La nota ministeriale sembra avere blindato il diniego di riconoscimento, mandando in archivio non meno di quattro mila richieste che da mesi o da anni giacevano negli uffici del Miur in attesa del sospirato riconoscimento che avrebbe aperto le porte alle graduatorie per le supplenze e ai concorsi.

Come è immaginabile, dietro questo “turismo scolastico” ci sono interessi non indifferenti, gira un business non da poco.

E proprio per questo, Tuttoscuola, nel darne notizia, aveva osservato che probabilmente le agenzie e i soggetti organizzatori dei viaggi e dei corsi in Romania non avrebbero accettato di buon grado lo stop ministeriale.

Poche ore dopo l’uscita della nota del Miur un ufficio legale ha dichiarato non legittima quella nota e contraria alle disposizioni europee. Dichiarazione che ha trovato ampio spazio sul web.

È immaginabile che ora comincerà uno scontro legale sulla interpretazione dei dispositivi europei in materia, uno scontro di cui è difficile prevedere la conclusione e la durata.