AAA funzioni strumentali cercasi: viaggio nella scuola alla scoperta dell’entità del problema

Le funzioni strumentali sono sempre più difficili da trovare. Lo sanno bene i dirigenti scolastici: convincere i docenti a candidarsi è fatica sempre più ardua. Accade cosi che in molte scuole queste funzioni, per quanto importanti, si stiano riducendo di numero nonostante i dirigenti facciano un lungo lavoro finalizzato proprio a individuare possibili nominativi che avanzino la propria candidatura in collegio. In teoria, si tratta di incarichi che vengono affidati dal dirigente scolastico, con l’approvazione del Collegio Docenti, agli insegnanti che ne fanno domanda. In teoria, i docenti candidati dovrebbero spontaneamente proporsi per essere selezionati in base al loro curriculo, alle loro  particolari competenze e capacità nelle aree di intervento individuate per favorire a livello progettuale ed organizzativo l’attuazione di quanto indicato nel piano dell’offerta formativa. Nella realtà, spesso i dirigenti scolastici si trovano di fronte a collegi docenti che non riescono più ad esprimere neanche una candidatura per funzione e così la scuola è costretta a rinunciare ad alcune di esse. In altre parole, è come se un capo di Governo non trovasse nessuno disposto a fare il ministro di una determinata area di competenze.  Tuttoscuola ha pensato di fare un giro tra le scuole, in varie regioni, per capire cosa sta accadendo e perché.

Nel nostro tour di ricognizione, abbiamo trovato istituti costretti a rinunciare persino all’importantissima funzione strumentale Ptof. A Torre Angela (Roma) per esempio. La dirigente scolastica Annalisa Laudando, dell’istituto comprensivo Poseidone, ci racconta cosa è accaduto dopo le dimissioni della docente che “storicamente” aveva svolto questa funzione strumentale: “Quest’anno avremo il doppio Ptof, quello del triennio 2017 -2022 e quello che arriverà a gennaio per le nuove iscrizioni. Un bel lavorone, anche alla luce della normativa vigente per la valutazione della primaria,  l’educazione civica, la revisione del curriculum verticale: una serie di incombenze oggettive di cui il Ptof si fa portavoce e raccoglitore. E nessuno quindi ha voluto prendersi l’incarico della funzione strumentale”.

La dirigente scolastica però non si è lasciata abbattere e cosi  ha proposto una soluzione alternativa: un gruppo di lavoro. Ma “appena ho indicato e verbalizzato i nomi, le persone designate hanno cominciato a mugugnare durante la riunione in meet e il giorno dopo hanno mandato la lettera di rassegna del ruolo assegnato. E’ rimasto cosi un gruppo residuale a fare il Ptof”. Le parole della preside dimostrano quanta distanza ci sia tra la teoria e la realtà: “La legge 107 del 2015 ci dice che, sulla base dell’atto di indirizzo, il collegio docenti  elabora il piano triennale dell’offerta formativa. Non è cosi nella realtà: ci riduciamo a lavorare con poche funzioni strumentali, un piccolo gruppo a supporto e il dirigente scolastico.   Questi fatti evidenziano – conclude la DS –   una sorta di “rigurgito negativo”, oserei definirlo, verso la professione che viene sempre più sminuita dal punto di vista sociale, istituzionale ed economico. Fare il ptof per 400 euro lordi è una miseria, l’impegno è molto impattante e la collaborazione del collegio è fondamentale”.

Andiamo ora in Toscana: anche a Livorno, alla dirigente scolastica Marianna Miranda dell’8° circolo Benedetto Brin, manca una funzione strumentale. La storia di partenza è simile: dopo anni di esperienza e comprovato lavoro, la docente funzione strumentale continuità ha dovuto rinunciare all’incarico e nessuno ha voluto prendere il suo posto.  “Quel che si evidenzia – commenta la dirigente – è una sfiducia nei confronti della figura delle funzioni strumentali: i docenti lavorano molto sulla classe ma non hanno lo stesso interesse per le funzioni organizzative. Sono tre anni che cerco di lavorare sullo spirito di corpo, sulla collaborazione, sulla condivisione ma non è per niente facile: spesso si parte con un atteggiamento prevenuto”.  

Ascolta la dichiarazione integrale della dirigente scolastica Marianna Miranda

Andiamo ora a Frascati, all’istituto Tecnico “Michelangelo Buonarroti”: “Separando la mia esperienza da docente, per una ventina di anni in un liceo scientifico a Roma, da quella attuale di dirigente della mia scuola, posso constatare che, a parte rarissime occasioni, non c’è mai stata una vera votazione del collegio docenti perché i candidati erano sempre pari alle funzioni disponibili. E anche all’epoca, per trovarle, era necessario un lavoro da parte del dirigente scolastico, per a cercare persone disponibili ad accettare gli incarichi. Anche nella scuola che dirigo ora, un piccolo istituto tecnico, – spiega a Tuttoscuola il preside, Francesco Rovida – i candidati sono quasi sempre pari alle funzioni deliberate dal collegio dei docenti. Anzi, quest’anno erano anche di meno. La sintesi della mia esperienza è che si deliberano le aree in collegio e poi bisogna mettersi con tanta pazienza a trovare qualcuno che abbia il desiderio di lavorarci. Non è facilissimo trovare gente che abbia voglia di fare questo mestiere perché c’è una sproporzione tra i carichi di lavoro richiesti, la responsabilità assunta e la retribuzione che è veramente molto ridotta”.

Ascolta la dichiarazione del dirigente scolastico del ds Francesco Rovida

Quali sono i motivi? Secondo il dirigente scolastico Ottavio Fattorini, fondatore delle scuole Modello DADA e capofila della Rete nazionale scuoledada.it, la causa risiede nella stessa struttura dell’attuale modello scolastico “che in qualche modo disincentiva l’operosità e la costruttività. La matrice che muove chi lavora nella scuola resta sempre e solo quella dell’abnegazione, della motivazione intrinseca, indipendentemente da qualsiasi compenso. Non ci sono leve economiche per poter dare compensi congrui. Inoltre la strisciante volontà sindacale che porta ad equiparare chi è disponibile a lavorare da chi non lo è disincentiva qualsiasi disponibilità”. 

Ascolta la dichiarazione del dirigente scolastico Ottavio Fattorini

Il presidente di ANP Lazio, Mario Rusconi, sottolinea come gli  studi internazionali dimostrino la necessità di  eliminare l’espressione “funzioni strumentali” per far posto invece a quella di management scolastico. E propone una via di uscita: “Il management scolastico dovrebbe essere inserito nel contratto collettivo nazionale di lavoro, dovrebbe prevedere un percorso facilitato per la carriera dei docenti, dovrebbe essere ben valutato per un eventuale futuro concorso a dirigente scolastico e dovrebbe essere pagato in maniera ben diversa da oggi. Poiché l’utopia non ha gambe per affermarsi direttamente, la possibilità attuale è quella di fare un comitato di progetto che faccia proposte al collegio docenti e al consiglio di istituto: insegnanti che ora sono investiti di questa funzione scarsamente retribuita devono essere resi partecipi, per fare in modo di continuare ad esercitarla, di un processo non solo conoscitivo e di approfondimento ma anche di proposta importante per gli organi di governance della scuola”

Ascolta la dichiarazione di Mario Rusconi

I docenti cosa ne pensano? Dalla Calabria, il professor Massimo Cinelli ricorda come “i docenti non accolgano di buon grado un ulteriore impegno senza una adeguata remunerazione” e sottolinea che è “una delle poche professioni alle quali non è concesso fare carriera ed aspirare cosi ad una migliore qualità della vita”. 

Ascolta la dichiarazione del professor Massimo Cinelli

Simile, ma dall’Emilia Romagna, la posizione della professoressa Egina Orlando: “La scarsa considerazione della scuola nella società diventa evidentissima quando si assegnano ruoli organizzativi mal pagati agli insegnanti. Perché è difficile trovare docenti disposti a fare le funzioni strumentali o altri ruoli? Al di là degli insegnanti che hanno rapporti felici con i colleghi dello staff o con un dirigente particolarmente coinvolgente, è comprensibile il disamore per la parte organizzativa: preferiscono dedicarsi all’alchimia della classe che per molti è irrinunciabile”. 

Ascolta la dichiarazione della professoressa Egina Orlando 

Per finire il giro della penisola, dalla Sardegna, la  dirigente scolastica Claudia Battisti: “Il ruolo delle funzioni strumentali è fondamentale ma è difficile a trovarli. Ho 26 plessi divisi in quattro comuni tra mare e montagna e pensare una scuola senza funzioni strumentali è come pensare ad una Italia governata senza Camera e Senato. E’un aspetto carente nella cultura docente ma che va assolutamente attenzionata. La condivisione del lavoro è la sola arma per raggiungere il successo formativo”. 

Ascolta la dichiarazione della dirigente scolastica Claudia Battisti

“Confermo: è molto difficile trovare docenti disposti a ricoprire le funzioni strumentali”, dice Rosolino Cicero dell’ Associazione Nazionale Collaboratori Dirigenti Scolastici (A.N.Co.Di.S). E individua tre motivazioni: “Si tratta di una attività molto gravosa in termini di impegno extrascolastico se lo si fa con serietà; il pagamento che arriva dal Ministero è assolutamente inadeguato; non produce nessun effetto nella carriera del docente quindi a che pro? Tre ragioni che inducono i docenti a rinunciare”.  Quale dunque la soluzione? “E’ arrivato il momento di dire stop:   da 5 anni – spiega Cicero – predichiamo che queste figure debbano avere una formazione specifica a monte ed un ritorno nella propria carriera. Le funzioni strumentali non hanno l’esonero dall’insegnamento: non è possibile che, se oltre alla didattica, un docente lavora per dieci anni come funzione strumentale non  possa avere un riconoscimento.  Stessa cosa vale per le altre figure di sistema: basti pensare ai responsabili di plesso. Soprattutto se si trovano in un Comune diverso da quello della dirigenza, si fanno carico di portare avanti la scuola per avere cosa? Quattro soldi all’anno in contrattazione di istituto? Eppure è ovvio che senza quella docente che conosce le dinamiche interne e le criticità, la scuola non potrebbe funzionare”. 

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