A manifestazione e sciopero conclusi…

La manifestazione odierna a Roma si è conclusa, e con essa le molte altre in programma stamattina sparse in diverse città di Italia.

Tutte le manifestazioni, se condotte in maniera civile, hanno il merito di dare visibilità alle ragioni di una protesta, ed è a questa necessità del dialogo e dell’ascolto che ha fatto appello oggi il leader del Partito democratico Walter Veltroni: “Il governo dovrebbe avere il desiderio di ascoltare la società italiana e quella di oggi è una parte importante“; sarebbe un “grande errore di valutazione” scambiare la protesta nella scuola “identificandola politicamente“.

Veltroni ha aggiunto che nella manifestazione di oggi “c’è tutto il mondo della scuola che chiede che vi siano delle decisioni ispirate veramente ad una riforma, ad un rinnovamento di cui non vi è traccia nelle iniziative del governo. Lì ci sono solamente tagli ma la scuola è il cuore delle scelte fondamentali di un paese che voglia essere competitivo e forte“.

Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, rientrando a Palazzo Chigi nel pomeriggio, ha commentato duramente la manifestazione e lo sciopero generale della scuola: “Vedo una sinistra scandalosa che ha la capacità di rovesciare il vero e dire il contrario della verità“.

Quale che sia l’entità numerica dell’adesione ai cortei (gli organizzatori hanno parlato di 800.000-1.000.000 di manifestanti, con il 90% degli istituti scolastici chiusi), resta l’impressione che oggi si sia avuta la manifestazione più partecipata dell’Italia repubblicana sul tema della scuola, anche per la presenza degli studenti e per la valenza politica, oltre che sindacale, della protesta.

Certo, molto si discuterà, nei prossimi giorni, sulle ragioni della protesta, che si sono indirizzate verso un provvedimento, la cosiddetta legge Gelmini, che incide assai poco sulle aspirazioni dei manifestanti, rispetto, per esempio, alla Legge 6 agosto 2008, n. 133Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, recante disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria“, che all’articolo 64 costituisce l’anima delle disposizioni che attendono la scuola nei prossimi mesi.

E molto si discuterà sullo scarso tempismo di una manifestazione che giunge a provvedimenti ormai approvati, da una maggioranza che per di più gode di un ampio consenso, non solo in Parlamento. In questo senso, la strada del referendum, benché richiesta a gran voce dalla piazza, forse rischia di non essere la strada politicamente più saggia.