Meloni tra passato e futuro. Una scelta (quasi) obbligata

Dopo essere stata definita dall’autorevole sito Politico.eu “the strongman” (l’uomo forte, visto che preferisce essere chiamata “il” Presidente del Consiglio) della politica italiana ed europea, Giorgia Meloni si trova di fronte a una scelta cruciale per il futuro della sua leadership. L’ex “underdog” (sfavorita) della politica italiana, che ha portato il suo partito, Fratelli d’Italia, dal 4% a quasi il 30% nei sondaggi in pochi anni, si trova ora a ridefinire l’identità della forza politica per consolidare il suo ruolo, sia sul piano interno sia su quello internazionale.

Il contesto interno: distanziarsi dalla destra estrema

A ciò la spingono ragioni di politica interna (l’esigenza di prendere le distanze dalla destra-destra di Salvini e Vannacci) e soprattutto internazionale perché l’avvento di Donald Trump al governo degli USA comporterà per l’Europa la necessità di darsi una strategia più unitaria e condivisa, come da tempo avverte Mario Draghi, in grado di reggere la concorrenza con gli stessi Stati Uniti, oltre che con la Cina, la Russia, l’India e le altre economie industriali avanzate.

Verso un europeismo sovranista

In questa prospettiva dovrebbe essere l’Unione Europea, e non i singoli Stati ad essa aderenti, ad assumere un’ottica sovranista, e in questo potrebbe rivelarsi importante la collaborazione tra la presidente della Commissione, la centrista tedesca Ursula von der Leyen, e la presidente di un governo di centro-destra già nazional-sovranista, come quello italiano della Meloni, che si è mosso però in un’ottica che potremmo definire (o potrebbe diventare) di sovranismo europeista, o forse meglio di europeismo sovranista.

Due passi necessari per completare la trasformazione

Secondo molti osservatori, per completare la sua palingenesi politica Meloni deve affrontare due nodi cruciali:

 Politica interna: una chiara presa di posizione antifascista

Meloni potrebbe dichiarare esplicitamente che la sua forza politica è “antifascista”, magari anche spegnendo simbolicamente la fiammella che ancora compare nel logo di Fratelli d’Italia. Le basterebbe rifarsi a Pino Tatarella e Gianfranco Fini, ma anche a quanto affermato in più occasioni da Giuseppe Valditara, come da noi riferito, per esempio, qui e qui.

Politica internazionale: il ruolo dellItalia nelle liberal-democrazie occidentali

Sul versante internazionale, dove si è finora mossa con maggiore agilità e intraprendenza, dovrebbe concludere l’itinerario che l’ha portata dal nazionalismo nostalgico delle origini alla collocazione dell’Italia nel campo delle liberal-democrazie occidentali, con un ruolo da protagonista nella costruzione di un’Europa più unita e più competitiva.

Scelte, a nostro avviso, necessarie ma in qualche modo anche obbligate, e che potrebbero simmetricamente indurre un analogo processo di ricomposizione dell’opposizione su un programma riformista. Il confronto e l’alternanza tra uno schieramento (neo)conservatore e uno (neo)riformista che si legittimano reciprocamente – capaci dunque anche di convergenze bipartisan su materie strategiche come la politica scolastica – darebbe così uno sbocco alle convulsioni che hanno caratterizzato la storia ormai trentennale della Seconda Repubblica, lasciando spazio a un modello politico maturo e competitivo, capace di rispondere alle sfide interne e internazionali del nostro tempo.

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