
Scuola e politica/2. Serve un confronto costruttivo

Sono molti, oltre a quelli già accennati, i temi sui quali sarebbe possibile e auspicabile un confronto civile tra una destra conservatrice e una sinistra riformista capaci di fare le proprie proposte senza demonizzare quelle dell’altra parte: per esempio l’uso o l’esclusione degli smartphone in classe (e anche a casa) per i minori di 14 anni, l’educazione tecnologica dei ragazzi della generazione Alpha (quelli nati dopo il 2010), ma anche quella degli insegnanti non nativi digitali (in pratica tutti), per i quali va valutata l’ipotesi di affiancarli o meno con assistenti virtuali (come già si fa in Cina e si sperimenta altrove), creati dall’intelligenza artificiale, che li aiutino a gestire una didattica personalizzata per venire incontro ai diversi stili e tempi di apprendimento, aspettative e potenzialità di ciascun alunno.
Su alcuni di questi temi il ministro Valditara ha preso decisioni e avanzato proposte.
Intervenendo al convegno “La scuola artificiale – Età evolutiva ed evoluzione tecnologica”, svoltosi lo scorso 10 luglio presso la Sala del Refettorio di Palazzo San Macuto (sede della Biblioteca della Camera) il ministro ha annunciato fra l’altro anche l’avvio di una sperimentazione di assistenti virtuali in classe e il ritorno del diario cartaceo, così giustificato: “Fermo restando che i genitori continueranno a essere avvisati con il registro elettronico, ho disposto che per il prossimo anno scolastico e per gli anni successivi ritorni il diario di una volta dove il bambino segna a penna che cosa deve fare e i compiti a casa”. “Il genitore potrà controllare se il figlio non gli fa vedere il diario, ma noi dobbiamo riabituare i nostri ragazzi a scrivere, al rapporto con la penna e con la carta”. Qualcuno potrebbe ironizzare sul fatto che la prossima volta il Ministero indicherà anche il colore della penna da utilizzare. Ma tornando seri, la domanda da porsi è: cos’è questo, un riflusso passatista di Valditara o il riconoscimento che la scrittura a mano è più utile e formativa di quella che si realizza tramite una tastiera (come sostiene da tempo, per esempio, Benedetto Vertecchi)?
Non è meglio che su questi temi si confrontino argomenti e proposte anziché sospetti e anatemi?
È un quesito che sottoponiamo anche ai nostri lettori, alla cui opinione siamo vivamente interessati.
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