PNRR e dispersione/2. Quando l’efficienza non è sinonimo di efficacia

Quel che è successo con il decreto ministeriale 170 con il quale il ministero dell’istruzione ha distribuito alle istituzioni scolastiche 500 milioni di euro per la prevenzione e il contrasto della dispersione nella scuola secondaria, è una prova lampante di quello che spesso le amministrazioni pubbliche sono in grado di realizzare con efficienza, ignorando quasi sempre l’efficacia del risultato conseguito o che si intende conseguire.

Efficienza, per i funzionari ministeriali, significa soprattutto rispettare i parametri della procedura.

Innanzitutto, c’è il rispetto dei tempi: nel caso del decreto 170 occorreva concludere l’assegnazione del mezzo miliardo di euro entro il primo semestre; e il decreto è stato emanato il 24 giugno. Puntualità.

L’obiettivo del PNRR, oltre alla lotta contro la dispersione, era quello di ridurre il divario territoriale, prevedendo a favore delle regioni del Mezzogiorno una quota di almeno il 40% delle risorse, pari cioè ad almeno 200 milioni di euro. Ebbene, il DM ha assicurato a quelle regioni molto di più: il 51,1% delle risorse. Zelo efficiente.

Una amministrazione efficiente che esclude interventi discrezionali nel riparto di risorse deve utilizzare criteri oggettivi, inattaccabili. Et voilà: il decreto ha quindi previsto che “al fine di ripartire dette risorse fra i territori su base regionale, è necessario individuare specifici criteri che presentano i maggiori rischi di dispersione scolastica, sulla base di indicatori oggettivi disponibili, quali il tasso di uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione nella fascia di età 18-24 anni (indice ELET – Early Leavers from Education and Training), il tasso di presenza della popolazione straniera, il tasso di popolazione priva di diploma di scuola secondaria nella fascia d’età tra i 25 e i 64 anni, il tasso di famiglie con cinque o più componenti, come calcolati dall’ISTAT”.

Forse alcuni di quei criteri con la dispersione attuale c’entrano poco, ma sono pur sempre criteri oggettivi, validati secondo indicatori internazionali che per l’occasione sono stati applicati secondo percentuali distributive grosso modo equilibrate e in apparenza condivisibili.

Percentuali e parametri utilizzati si caratterizzano soprattutto in risultati quantitativi che, tuttavia, ignorano troppe volte le condizioni effettive delle scuole a cui le risorse avrebbero dovuto essere assegnate; le criticità reali, presenti nei territori, sono state intercettate casualmente, spesso in modo inadeguato oppure ignorate del tutto. Senza considerare che in non pochi casi le scuole interessate non hanno la ricetta in mano, avrebbero bisogno di essere assistite, ricevere l’apporto di soggetti qualificati che apportino format, strumenti, competenze. Non è detto che alla singola scuola basti ricevere i fondi, servirebbe know how.

Di fatto, in base a quanto emerge dalla reazione di diverse istituzioni scolastiche, molte risorse per prevenire la dispersione andranno disperse, facendo registrare successi parziali.

L’efficacia del provvedimento, cioè il conseguimento effettivo degli obiettivi attesi, registrerà risultati parziali, rischiando di trasformarsi in un’occasione (forse irrimediabilmente) persa. Ma la procedura sarà salva e l’efficienza ministeriale ne uscirà indenne: la prevenzione e il contrasto alla dispersione, no.

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