PNRR e dispersione/1. Poche risorse per le scuole più a rischio

Maggior rischio di dispersione, prevenzione e contrasto alla dispersione scolastica: sono le parole chiave per individuare l’obiettivo fissato dall’investimento 1.4, Missione 4, Componente 1, del PNRR, e per valutare se, come e quanto il decreto ministeriale 170 del 24 giugno 2022 sia riuscito a realizzare questo obiettivo.

Rischio, prevenzione, contrasto hanno un chiaro significato: non costituiscono la rappresentazione della dispersione esistente, cioè la fotografia di quanto già avvenuto, ma piuttosto l’impegno a ridurne in futuro la portata, agendo preventivamente sulle situazioni scolastiche maggiormente critiche e sui contesti territoriali segnati da condizioni sociali di maggior sofferenza.

Gli investimenti dovrebbero, quindi, riguardare prevalentemente i livelli scolastici inferiori, dove gli abbandoni e gli insuccessi scolastici cominciano a concretizzarsi.

In proposito alcune interviste raccolte dai principali organi di stampa hanno rilevato quella che sembra essere, pertanto, una contraddizione: il minor investimento di risorse è andato alle scuole secondarie del I grado, rispetto a quanto erogato a istituti superiori.

Un dirigente scolastico di un liceo di Napoli ha osservato: “Tutti sappiamo che la dispersione inizia ben prima, addirittura nella scuola dell’infanzia. Forse è sbagliato investire tanto nelle superiori”.

Gli fa eco una collega di Ponticelli: “Qui nel mio territorio un solo istituto comprensivo ha avuto accesso al PNRR e non me ne capacito”.

Anche a Palermo diversi dirigenti scolastici di istituti comprensivi che operano in contesti difficili sono rimasti addirittura a bocca asciutta. Due capi di istituto sono rimasti sorpresi per l’esclusione dai finanziamenti: “Appare alquanto strano che gli istituti comprensivi che operano in territori particolarmente difficili siano stati esclusi dal riparto delle risorse”.

Abbiamo verificato quanto affermato, in particolare, per Napoli e Palermo.

Nella provincia di Napoli, dove gli istituti che hanno beneficiato delle risorse sono in tutto 217, soltanto 73 istituzioni scolastiche sono del 1° ciclo, un terzo esatto. Le restanti 144 istituzioni scolastiche appartengono al 2° ciclo.

Da notare che quei 144 istituti della secondaria del 2° ciclo sono quasi il 90% di tutti gli istituti superiori di Napoli, mentre le 73 scuole del 1° ciclo sono poco meno del 27% delle istituzioni scolastiche del settore napoletano. 

Per la provincia di Palermo gli istituti beneficiati sono 86, di cui 38 del 1° ciclo (44%) e 48 del 2°. Come per Napoli, anche a Palermo gli istituti superiori beneficiati sfiorano il 90% (88,8%) di quelli del settore, mentre quelli del 1° ciclo sono poco meno del 23% di tutti gli istituti palermitani del settore. 

Lo squilibrio denunciato è evidente e, come risulta da una rapida rilevazione operata da Tuttoscuola, è stato adottato, con minime variazioni, su tutto il territorio nazionale.

Resta comunque il fatto che non possono essere le singole scuole, separate dal contesto territoriale, ad essere oggetto primario del finanziamento.

Come ha osservato su La Stampa Chiara Saraceno: “Poiché questo ingente finanziamento (1,4 miliardi di euro in tre anni) sia efficace, occorre che sia utilizzato per incidere in modo sostanziale sulle condizioni che non riescono a contrastare, ed anzi spesso favoriscono, i processi di demotivazione, ritiro dell’investimento, sfiducia, che sono all’origine della dispersione”.  

Il che, come emerge da diverse parti, sembra proprio che non sia avvenuto.

Bianchi avrà il coraggio di rivedere i criteri distributivi come viene richiesto da tanti, a cominciare dal “suo” gruppo di esperti (di cui fa parte la stessa Saraceno)?    

© RIPRODUZIONE RISERVATA