Emanato il decreto. Ma la partita è ancora aperta

Il decreto legislativo sul primo ciclo è stato varato dal Consiglio dei ministri nella forma che esso aveva ricevuto dopo le ultime, frenetiche ore di trattative e di aggiustamenti, alcuni di rilievo, come quello riguardante il “tempo pieno“, come riferiamo in apposita news.
Sotto il profilo strettamente politico, la sfida interna alla maggioranza tra il subgoverno UDC-AN, paladini della tradizione e della continuità, e le componenti più nuoviste della coalizione di governo, facenti capo al sottosegretario Aprea, già responsabile scuola di Forza Italia, si è conclusa con un risultato interlocutorio. Non compare, per esempio, la figura del “maestro prevalente” o “tutor“, e anzi si parla di “contitolarità didattica dei docenti“, ma le funzioni di orientamento, coordinamento, tutoraggio degli allievi, cura delle relazioni con le famiglie e della documentazione del percorso formativo sono attribuite ad un “docente in possesso di specifica formazione” (quando la riceverà, e come?), “con l’apporto degli altri docenti” (art. 7, comma 5).
Alcune importanti decisioni sono state rinviate ad atti ministeriali successivi: è il caso dei piani di studio e dei programmi. Le “Indicazioni nazionali” predisposte con la consulenza del prof. Bertagna, allegate al decreto, saranno utilizzate in via soltanto provvisoria, per un anno, in attesa della emanazione dei regolamenti di cui all’art. 8 del DPR 8 marzo 1999, n. 275 (regolamento dell’autonomia), che potrebbero modificarle o addirittura accantonarle.
Per chiarire ulteriormente questi punti, prima dell’inizio del Consiglio dei ministri, il ministro Moratti si è incontrata con il suo collega Giovanardi, dell’UDC. Gli stessi temi sono stati trattati anche durante i lavori del Consiglio, e lo scambio di idee è stato messo a verbale. A memoria futura, evidentemente, perché per molti aspetti la partita è ancora aperta.