Aprea dixit/2: partirà, la riforma partirà (ma come?)

Eppure il sottosegretario dovrebbe sapere bene che i tempi tecnici, e soprattutto politici, per emanare il decreto e definire le condizioni minime di organizzazione dei tempi e degli spazi entro settembre, salvo forzature, non ci sono.
La bontà della riforma non dipende dalla fretta di applicazione. La fretta non favorisce la costruzione delle condizioni di condivisione del cambiamento da parte degli insegnanti, delle famiglie, degli enti locali, delle organizzazioni sindacali, delle forze politiche. E, senza ampia condivisione, la riforma rischia l’insuccesso.
Arrivati a questo punto, tempi più distesi per la preparazione, l’informazione e la formazione non potranno che fare bene anche al dialogo tra il ministero e i sindacati che il ministro si è impegnato a sostenere negli incontri programmati per le prossime settimane.