Riforma/3: rischio disobbedienza?

Il “casus belli” è venuto dal piano di formazione per gli insegnanti di scuola elementare in funzione della riforma, ma rischia di investire la riforma stessa.
In queste settimane si sono moltiplicati sul territorio i documenti di critica all’iniziativa ministeriale per il piano di informazione e di prima formazione in vista dell’avvio della riforma.
E, dopo i documenti sindacali che invitavano gli insegnanti ad opporsi al piano ministeriale, sono cominciate ad arrivare anche le prese di posizione di collegi docenti che hanno deliberato il rifiuto del piano di formazione, attaccando anche alle radici lo stesso impianto della riforma.
Al di là del merito, non si può non rilevare come il clima che si sta creando intorno alla legge 53/2003 non è proprio dei più favorevoli, e questo dovrebbe preoccupare molto i piani alti di viale Trastevere.
Chi pensava che il tempo del confronto e dello scontro ideologico che aveva accompagnato l’iter del disegno di legge fosse finito con l’entrata in vigore della legge 53/2003 si deve ricredere.
La voglia serpeggiante di rifiutare le regole del sistema in nome dell’autonomia e, al limite, qualche forma di disobbedienza civile potrebbero accompagnare tutto il prossimo percorso di attuazione della riforma. Nessuno schieramento può rallegrarsene: la scuola ha bisogno di condizioni di serenità per operare anche nel cambiamento.