‘La scuola deve essere per tutti e per ognuno’
“Superare la logica della divisione tra sapere e fare” per avere una scuola che “sia per tutti ma anche per ognuno, cioè capace di individuare percorsi individuali per ogni studente”. Questo il senso della riforma della scuola spiegato direttamente dal ministro dell’Istruzione Letizia Moratti, intervenuta questa mattina ai lavori della due giorni “La nuova scuola per i giovani” organizzata all’auditorium San Domenico, a Roma, dai giovani di Forza Italia. “Un lavoro cui credo” ha detto la Moratti agli studenti presenti ai quali, inoltre, ha confessato “di voler vincere questa sfida che punta ad adattare la scuola ai rapidi cambiamenti istituzionali, culturali, sociali” recuperando il tempo perso e le la distanza con il resto dell’Europa. Una scuola che “metta i cittadini in condizione di relizzare bisogni e sogni”.
Costruire una scuola “per tutti e per ognuno” significa occuparsi di una questione “giustissima”, cioè garantire a chiunque il diritto alla studio ma, in più, dare ai ragazzi la possibilità di potenziare le loro capacità con percorsi individuali. Allo stesso tempo, però, significa occuparsi della “formazione dei talenti” cioè “degli studenti eccellenti di cui il paese ha bisogno. perchè su di essi si basa la competitività di un paese nel mondo”.
“Talenti” che per il ministro sono anche coloro che si occuperanno di “ambiente, assistenza, sicurezza, servizi”. Significa comunque investire sul “capitale umano”, “altrimenti non creiamo più ricchezza”. Per recuperare la posizione in cui si trova il nostro paese occorre “alzare la qualità dall’istruzione da cui dipendono maggiori livelli di apprendimento e quindi professioni migliori e più retribuite”, favorire “un rapido ingresso nel mondo del lavoro e rivedere il sistema delle pensioni”.
Il ministro si è soffermato sul tema dell’alternanza scuola-lavoro oggetto di “molta disinformazione” per chiarire a quanti hanno parlato di “scuola azienda” che la riforma punta, invece, ad un “percorso serio che dia ai giovani possibilità di sperimentare cosa sia il lavoro, capire meglio le loro vocazioni e quindi essere più consapevoli sul loro futuro” e naturalmente tutto sotto il controllo della scuola. Per farlo servono accordi e collaborazioni con il mondo del lavoro, gli stessi che servono per costruire una università “che dia certezze sugli sbocchi lavorativi”. E sull’università la Moratti, ricordando che “quella di oggi non è adeguata”, ha sottolineato che bisogna “recuperare qualità”. Questo significa migliorare la laurea “3+2″ che non da’ spesso certezza sugli sbocchi professionali”, “rendendola più flessibile”.
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