
Caro Giovanni Vinciguerra, direttore di Tuttoscuola,
mi congratulo per la brillante e utile rassegna di fine anno che Tuttoscuola ha fatto anche per il 2010, col metodo mnemotecnico delle lettere dell’alfabeto. E’ una specie di calendario a ritroso, dove si trovano i nomi dei santi dell’anno scorso. Si sa però che i santi sono più numerosi dei giorni disponibili sul calendario. Sicché alcuni restano sepolti dagli altri, ritenuti più importanti. Accade così che il mio S.Luciano, che una volta era titolare del 7 gennaio, ora sia sparito, a beneficio di un certo S. Raimondo, forse in omaggio a Vianello.
A parte gli scherzi, che hanno ottenuto lo scopo indiretto di autofarmi gli auguri di buon onomastico, nonostante l’invisibilità del mio santo, vorrei sollevare per un momento il velo pietoso che con certo imbarazzo avete messo su C&C, Cittadinanza e Costituzione, certo meno popolare e meno imbarazzante di Confluenze che avete messo alla lettera C, anche per chi abbia annunciato su Tuttoscuola la nuova primavera dell’educazione civica, nell’estate del 2008. Se toccasse a me commentare C&C, direi che significa “Campa Cavallo”, in attesa che si realizzino le attese di molti, fra cui l’impenitente sottoscritto, a proposito della Costituzione nella scuola.
Qualche giorno prima del pensionamento, uno dei direttori generali che voi avete rubricato sotto la f di fuga, ha firmato un’ottima circolare, che ha presentato con chiarezza tutti i concetti, i valori, i comportamenti i collegamenti impliciti nella legge 30.10 2008 e nel “Documento d’indirizzo per la sperimentazione dell’insegnamento di Cittadinanza e Costituzione”, del 4 marzo del 2009.
Affermato che C&C “è un insegnamento con propri contenuti che devono trovare un tempo dedicato per essere conosciuti e gradualmente approfonditi”, la CM 27.10.2010 afferma en passant che, “pur se non è una disciplina autonoma e dunque non ha un voto distinto, non esime tuttavia dalla valutazione”. Del resto anche le Indicazioni nazionali per i licei hanno previsto che “uno spazio adeguato dovrà essere trovato al tema della cittadinanza e della Costituzione, in modo che, al termine del quinquennio liceale lo studente conosca bene i fondamenti del nostro ordinamento costituzionale…”. Nell’orario delle discipline, però, non compare neanche il nome di C&C, che pure, secondo la legge, dovrebbe trovare spazio nelle aree storico-geografica e storico-sociale.
Una Nota ministeriale, in risposta all’accusa fatta da La Repubblica, in uno screanzato articolo intitolato “Via la Costituzione dalla scuola. Non è una disciplina autonoma” (10 nov. 2010), ha difeso la positività dell’impianto della circolare (che peraltro è scomparsa dal sito dei provvedimenti ministeriali), con questo titolo: “C&C con la riforma assume un’enorme importanza”; e “Non è una materia di serie B”. Ci si aspetterebbe che fosse di serie A. Invece si dice in seguito che “Fuori da questo articolato contesto, C&C rischierebbe di essere una riedizione della vecchia educazione civica confinata solo nelle pagine dei libri di testo”. Non è un complimento per le materie in cui è previsto anche un libro di testo. La rivista CEM Mondialità, ricordando che per un anno ha dedicato ogni mese un inserto volto a dare contributi per affrontare la novità di questa “materia” , scrive (dic. 2010): “Ora è chiaro a tutti che si è trattato di un bluff”. In effetti molti sono i delusi. Tuttoscuola ha dato rilievo, sotto la lettera G, alle proteste degli insegnanti di geografia. Sotto la lettera E ha parlato della figliolina Emma del ministro Gelmini, non negando i suoi complimenti alla mamma ministro, e non della protesta dei docenti di Economia e Diritto, che hanno firmato appelli vibrati e che si sono sentiti sacrificati dall’invadente C&C (come del resto è accaduto ad alcuni storici).
Quanto grande sia questa invadenza, ora è chiaro. Il legislatore dell’ottobre del 2008 non ignorava che c’erano le limitazioni finanziarie di cui alla legge 133. La riduzione degli orari era perciò inevitabile. E’ però inevitabile anche la scomparsa di C&C dal novero delle discipline? All’inizio degli anni ’60 mi trovai ad insegnare, in un istituto tecnico, italiano storia ed educazione civica. In virtù del dpr firmato da Moro nel 1958 dovevo dedicare due ore al mese alle tematiche del civismo in chiave costituzionale. Il voto era unico, ma la norma chiedeva che due ore mensili di storia venissero dedicate a quella problematica. Per motivi che abbiamo più volte esplorato, si lasciò perdere, da parte di molti docenti, dirigenti, ispettori e di chi avrebbe dovuto farsi carico anche della formazione giuridico economica dei futuri docenti di storia. Si è invece lasciato perdere; come si è lasciato perdere anche sulla questione della crescita abnorme del debito pubblico e dell’evasione fiscale. Tanto è vero che nel messaggio di capodanno il Capo dello Stato ha suonato l’allarme con toni e con argomenti più energici che nel passato.
E’ proprio fuori luogo continuare a pensare che, dopo tanti annunci, si torni almeno al decreto Moro del 1958? Si sono celebrati i 60 anni della Costituzione, ora si celebrano i 150 anni dell’unità d’Italia. E chiaro che queste date e questi temi ogni insegnante dabbene può affrontarli per conto suo, e non solo per festeggiare compleanni, per poi archiviarli e tornare al “lavoro usato”. Ma se agli esami finali, alle prove dell’INVALSI e dell’OCSE PISA si tien conto solo di italiano matematica e scienze, perché dedicarsi con passione a ciò che, dopo la retorica della domenica, diventa superfluo il lunedì?
Concludo con la Z del vostro glossario. Informate che il governatore del Veneto, Luca Zaia, ha deciso un piano di distribuzione della Bibbia nelle scuole della sua regione. Lodevole iniziativa, subito lodata dal Ministro, che ha notato quanto sia “importante incontrare fin da subito un testo che ha determinato la nascita della civiltà in cui viviamo e che parla ai cuori e alle coscienze di tutti”.
Mi rallegro anch’io, con qualche domanda. E’ proprio vero che la Bibbia parla ai cuori e alle coscienze di tutti? In Europa non l’hanno pensata così, a proposito delle nostre radici. Basta riceverla dalla Regione, che certo non naviga nell’oro, ma nell’alluvione, per coglierne la complessità e la profondità dei messaggi? E chi legge ciò che è una montagna di parole, se non c’è una guida che, in un tempo determinato, offra ai ragazzi una guida per salire questa montagna? Non c’è per caso il rischio che anche la Bibbia favorisca, se qualche docente se ne occuperà, una “riedizione della vecchia educazione religiosa, confinata solo nelle pagine dei libri di testo”?
Perché la Bibbia dovrebbe avere più successo di un testo asciutto ed essenziale come la Costituzione, che Ciampi ha definito “la bibbia laica”?
La scuola è più complessa e imprevedibile di quanto si creda. Per cui è anche possibile che, senza disciplina, senza ore, senza voti, senza soldi, si facciano le cose bellissime che un certo numero di scuole hanno fatto in virtù del concorso gestito dall’ANSAS di Firenze.. Comee non basta una bibbia sullo scaffale per essere buoni cristiani, così non basta qualche ora di educazione civica, comunque la si chiami, per diventare cittadini consapevoli e praticanti. Chissà che la realtà ci riservi qualche fortunata sorpresa, anche fuori del glossario alfabetico di Tuttoscuola. Almanacchi, almanacchi nuovi….
Luciano Corradini,
emerito di pedagogia generale nell’Università di Roma Tre.
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