
Nel servizio che Repubblica ha dedicato al Natale nelle scuole italiane, rilevando episodi che annullano di fatto la tradizione cristiana del presepe e della festività, sono riportate le prese di posizione, in merito, di esponenti delle comunità musulmane destinatari delle scelte scolastiche molto criticate.
I primi a non sentire il bisogno di cancellare la festa e le tradizioni cristiane sono proprio gli esponenti delle comunità musulmane. «Per noi – spiega Yunus Distefano, portavoce nazionale della Coreis (Comunità religiosa islamica italiana) – il Natale è un´occasione di scambio e di conoscenza reciproca. La mente dei bambini delle scuole è aperta, ed è bene che resti tale, senza creare barriere inutili. Troppo spesso poi si dimentica che anche se per l´Islam Gesù non è il figlio di Dio, egli non è soltanto riconosciuto come profeta, ma come figura religiosa di grande rilevanza. Non siamo noi, insomma, a polemizzare contro il Natale a scuola. Se poi i bambini di origine cristiana impareranno che cos´è il Ramadan, tanto meglio».
Per Mariachiara Giorda, studiosa e docente di Storia delle religioni, «fino a quando esisterà un calendario istituzionale che prevede la festa comandata ogni domenica, a Natale e a Pasqua, è fondamentale che tutti possano conoscere la realtà storica e religiosa del Paese. Ogni giorno spieghiamo che cos´è il Natale. Poi, a mano a mano che durante l´anno ci sono altre festività come il Ramadan occorre spiegare anche quelle: è un ottimo lavoro di integrazione e educazione interculturale, anche se non si può stare a casa a ogni occorrenza. Anche nel Nord Europa si fa così, mentre in Inghilterra si adotta il “sillabo di Bradford”, una raccolta dei fatti culturali e storici più importanti di tutte le diverse fedi».
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