Secondaria/3. Istituti tecnici: rischi di gattopardismo

L’insistenza con la quale un vasto schieramento di forze attive in campo economico-sociale, da  Confindustria al Sole-24 ore, con qualche addentellato anche in campo sindacale, ha sostenuto il rilancio dell’istruzione tecnica come operazione strategica principe dell’intera riforma Gelmini dell’istruzione secondaria superiore si spiega con il grave deficit di diplomati tecnici denunciato a più riprese dalle imprese italiane negli ultimi anni.

Anche nel 2009, anno di grave crisi delle industrie manifatturiere, la domanda di diplomati da parte di queste ultime è rimasta insoddisfatta per oltre 70.000 unità. E con la ripresa dell’attività produttiva il gap rischia di aumentare. Penalizzate, in particolare, sono le aziende metalmeccaniche, che generano il 49,7% del valore aggiunto dell’intero settore manifatturiero, la percentuale più alta in Europa dopo la Germania (62,5%).

Si spiega dunque la linea tenuta costantemente dagli industriali italiani, che dopo aver fortemente condizionato la riforma Moratti con l’invenzione dei licei “vocazionali” (anglicismo che letteralmente significa “professionali”), ben distinti dagli altri percorsi dell’area liceale, hanno accolto con grande  soddisfazione la delicealizzazione degli indirizzi economici e tecnologici voluta dal governo Prodi e pienamente confermata dall’attuale governo.

Ma se si confrontano i piani di studio dei principali indirizzi pre-riforma con quelli contenuti nel regolamento Gelmini dell’istruzione tecnica si notano notevoli analogie, accentuate dalle “articolazioni”, che recuperano alcuni indirizzi minori. Con l’utilizzazione “mirata” degli spazi di flessibilità riconosciuti agli istituti, e le pressioni dei sindacati, non è poi da escludere che anche altri indirizzi riemergano, ripristinando sul territorio e dal basso quella frammentazione che in passato era stata autorizzata e spesso promossa dall’alto.

La partita di una vera innovazione è insomma tutta da giocare, e certamente interessa agli industriali, che però – par di capire guardando al crescendo di iniziative promozionali promosse negli ultimi tre anni – sono in primo luogo interessati all’aumento del numero degli iscritti. Per questo salutano con non celata soddisfazione ogni segnale che va in questa direzione, anche (ma forse soprattutto) se va a scapito dei licei.