52° Rapporto Censis: quel ‘sovranismo psichico’ che invade anche la scuola…
52° Rapporto Censis/1
“Prima mio figlio” sembra essere la parola d’ordine di non pochi genitori nel loro rapporto con la scuola. Potrebbero essere definiti sovranisti psichici, secondo la definizione coniata dall’ultimo rapporto del Censis.
Dopo alcuni anni di relativo appannamento, nei quali il rapporto Censis non faceva più “notizia”, dall’anno scorso – con la penetrante individuazione del ‘rancore’ come chiave di lettura dei sentimenti profondi della società italiana – e ancora di più quest’anno, in presenza delle conseguenze politiche dell’ondata di risentimento collettivo riversatasi nelle urne lo scorso 4 marzo, l’analisi socio-culturale proposta dal Centro fondato da Giuseppe De Rita è tornata ad occupare il centro del dibattito.
Dopo il rancore, la parola chiave di quest’anno è un mix di cattiveria, paura e incertezza, che il Censis definisce ‘sovranismo psichico’: “una reazione pre-politica con profonde radici sociali” (…) “che talvolta assume i profili paranoici della caccia al capro espiatorio, quando la cattiveria ‒ dopo e oltre il rancore ‒ diventa la leva cinica di un presunto riscatto e si dispiega in una conflittualità latente, individualizzata, pulviscolare”.
Anche la scuola è stata investita da questo fenomeno, come mostra il forte aumento dei casi di contestazione violenta dell’autorità e del ruolo degli insegnanti, documentato da Tuttoscuola anche con la predisposizione di un apposito contatore. Per alcuni genitori (e, purtroppo, anche per un certo numero di alunni) la scuola e gli insegnanti sono diventati non i certificatori ma la causa dell’insuccesso scolastico, meritevoli perciò di essere puniti e colpiti anche fisicamente. “Prima mio figlio” sembra essere la parola d’ordine di questi vendicativi sovranisti psichici, che non avvertono alcun rispetto per l’istituzione scuola e i suoi operatori.
I sindacati degli insegnanti attribuiscono la responsabilità di questa caduta dell’autorità della scuola alla “disintermediazione operata nel corso degli ultimi anni”, come sostiene Pino Turi, segretario della Uil scuola: “L’aver schiacciato l’azione e il ruolo dei corpi intermedi ha prodotto il risultato di maggiore insicurezza, disorientamento e persino solitudine”.
La disintermediazione, segnala il rapporto Censis, è però un fenomeno più complessivo, favorito dalla rivoluzione digitale, che tende a contestare il ruolo e l’autorità di tutti i corpi intermedi, compresi i partiti tradizionali e i sindacati, per arrivare alle detestate élites economiche e anche accademiche, come si è visto nella vexata quaestio dei vaccini.
In questa situazione di contestazione generalizzata e di incertezza sul futuro la scuola perde il suo ruolo storico, che è stato proprio quello di agire come ‘fabbrica del futuro’. Ma lo perde anche per i suoi gravi limiti e ritardi strutturali, come lo stesso rapporto Censis segnala da tempo (e come fanno anche i dossier e i servizi di Tuttoscuola), e come ha fatto anche quest’anno.
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