400 "comunicatori" del MIUR al COMPA di Bologna

Dal 3 al 5 novembre si svolge a Bologna l’ormai classico Salone della Comunicazione nella Pubblica Amministrazione (COMPA), e per la prima volta si incontrano in questa sede i 400 dirigenti e impiegati del MIUR che hanno acquisito, dopo aver frequentato un apposito corso di formazione, realizzato in collaborazione con la facoltà di Scienze della Comunicazione dell’università di Roma, il titolo di “comunicatore pubblico”. Si tratta di addetti agli uffici stampa, agli URP – Uffici Relazioni con il Pubblico -, ma anche di responsabili dei servizi informatici, attraverso i quali passa ormai gran parte della comunicazione istituzionale, e in parte anche l’attività di formazione del personale.
In occasione del COMPA, al quale il MIUR è presente con un proprio stand, i comunicatori partecipano a una serie di seminari e lavori di gruppo, e a un convegno sul tema “Istruzione, università, ricerca: la comunicazione come risorsa”. Viene anche presentata la piattaforma telematica della quale si serviranno i comunicatori, e il nuovo portale del MIUR.
In pochi anni, da quando l’allora ministro Berlinguer prese l’iniziativa di creare un apposito ufficio per la comunicazione (era il 1998), suscitando sorpresa e sospetti (servirà a fare propaganda, diventerà una specie di “grande fratello”…), il settore si è notevolmente sviluppato. E’ vero che in parte, soprattutto nella sua dimensione nazionale, si è prestato ad operazioni discutibili (chi non ricorda i paperi Qui Quo e Qua divulgatori della riforma?), ma è anche vero che in tempi di computer e di internet il tradizionale sistema di comunicazione interna, cartaceo e a cascata, si era mostrato ormai del tutto inadeguato, e che doveva essere inventata una strategia per la comunicazione esterna.
La manifestazione ospita anche il seminario “Se cambia lo Stato, come cambia l’amministrazione della scuola” promosso dall’Ufficio Scolastico Regionale, che con gli interventi di Auriemma, Rubinacci, Balboni, Stellacci vuole offrire un contributo al dibattito in corso sul nuovo modello di “governance territoriale” del sistema educativo.