Tutto il 2017 della scuola, dalla A alla Z. Parte I

Un nuovo anno sta per arrivare, carico di aspettative. Ma cosa ha lasciato questo 2017 alla scuola? A raccontarlo da ben 3 lustri ci pensa Tuttoscuola, che anche questa volta ha preparato il riepilogo dei principali avvenimenti che hanno riguardato la scuola italiana nell’ultimo anno.  Fatti, avvenimenti e persone, Consuntivo del 2017, tutto quello che ha visto protagonista la scuola nel 2017. Dalla A alla Z.

Alternanza Scuola Lavoro

(Dicembre). Gli Stati generali sull’Alternanza Scuola Lavoro (ASL), convocati il 16 dicembre nella sede del Miur, sono stati l’occasione per fare uno stato di avanzamento dell’ASL sotto diversi aspetti: istituzionale, organizzativo, sindacale e dei rapporti con le organizzazioni studentesche. Queste ultime, anche quelle più critiche verso l’ASL come la Rete degli studenti, sono state coinvolte da Fedeli nella fase conclusiva della messa a punto della ‘Carta dei diritti delle studentesse e degli studenti’, che è stata varata insieme alla Piattaforma online per l’Alternanza (www.alternanza.miur.gov.it) e a numerose altre misure a sostegno dell’ASL, come riferito in diretta da Tuttoscuola (https://www.tuttoscuola.com/stati-generali-dellalternanza-scuola-lavoro-dalla-piattaforma-alla-task-force-nazionale-tutte-le-novita/). 
Il bilancio degli Stati generali è apparso nel complesso positivo soprattutto perché ha fatto emergere una significativa convergenza di valutazioni, aspettative e propositi tra i principali attori coinvolti nella realizzazione di una operazione destinata a modificare profondamente il rapporto tra la scuola e il mondo del lavoro.
Sull’ASL il Governo Gentiloni, che pure si è differenziato da quello del suo predecessore Renzi giusto per l’esclusione della ministra della PI, Stefania Giannini, non ha fatto passi indietro. Anzi, la nuova ministra Valeria Fedeli, che il mondo del lavoro l’aveva ben conosciuto come sindacalista, si è particolarmente impegnata su questo tema.
Se la scuola prepara alla vita, deve preparare anche al lavoro.

Aumento retributivo DS

(Dicembre). La legge di stabilità 2018 compie un passo significativo verso la perequazione retributiva dei dirigenti scolastici nei confronti dell’altra dirigenza pubblica.
La legge prevede infatti lo stanziamento di circa 96 milioni di euro a regime, destinato a realizzare, fra il 2018 ed il 2020, una progressiva “armonizzazione” per quanto concerne la parte fissa della retribuzione (stipendio + parte fissa dell’indennità di posizione).
Non si tratta ancora della piena perequazione retributiva che i dirigenti scolastici chiedono da quasi vent’anni, ma è, comunque, un importante passo avanti. All’appello manca ancora la parte variabile dell’indennità di posizione e praticamente l’intero importo del premio di risultato. Un dirigente dell’Università (cioè appartenente alla stessa Area C dei dirigenti scolastici) percepisce in media 29-33.000 euro di parte variabile, tre volte più di un dirigente scolastico. E il premio di risultato ascende, sempre in media, a 12-16.000 euro, dieci volte tanto. 
Accanto alla stelletta (spuntata) di sceriffo, un riconoscimento tangibile per il lavoro del dirigente scolastico. Era ora.

Atto di indirizzo

(Ottobre). Dopo l’accordo quadro del novembre 2016, arriva, dopo quasi un anno, anche l’atto d’indirizzo per il rinnovo contrattuale del personale del comparto Scuola, Università, Afam e Ricerca.
Per quanto riguarda in particolare il settore della scuola, l’atto di indirizzo  per il rinnovo del contratto nazionale (scaduto nel 2009), oltre alla previsione di un aumento medio di 89 euro previsto per tutti i dipendenti pubblici, prevede i seguenti obiettivi:

– considerazione di ogni attività svolta, fermo restando l’orario obbligatorio di servizio;
– approfondimento del valore delle attività funzionali all’insegnamento; 
– definizione delle regole per la mobilità triennale del personale;
– altre interventi per i DSGA e il personale ATA.

Le trattative avviate dall’Aran sembrano destinate a concludersi entro la fine del 2017, ma subiscono uno stallo prevalentemente dovuto agli aspetti retributivi che risultano inferiori alla media prevista per gli altri dipendenti pubblici.
Otto anni di ritardo per il contratto sembrano abbastanza.

Bando concorso DS in ritardo

(Luglio) Il concorso per l’assunzione di nuovi dirigenti scolastici era atteso per dicembre 2016, ma, a seguito di una richiesta di integrazione da parte della Funzione Pubblica, è stato necessario definire meglio le procedure del corso di formazione. 
La procedura consultiva è ricominciata da capo, ritardando la pubblicazione del bando, dato più volte come imminente da parte del Miur.
Soltanto a fine novembre, finalmente, il bando è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale, ma ormai la speranza di concludere l’iter concorsuale entro il settembre 2018 era purtroppo sfumata, lasciando orfane di DS titolare  migliaia di istituzioni scolastiche.
Ancora una volta le procedure hanno vinto sulla funzionalità del servizio scolastico e sull’urgenza di regolarizzare le situazioni critiche dei suoi assetti organizzativi.
La forza della procedura indebolisce la scuola

Banca dati per la preselezione

(Novembre). Il bando del concorso DS per l’assunzione di 2.425 nuovi dirigenti scolastici prevede una prova di preselezione per ridurre il numero degli ammessi ad un massimo di 8.700 candidati. Sono state ricevute 35 mila domande.
È prevista una banca dati contenente 4 mila quesiti da cui verranno estratti i 100 quesiti per la prova, prevedendo 1 punto per ogni risposta esatta, 0 punti per ogni non risposta e meno 0,30 per ogni risposta errata.
La predisposizione della banca dati, relativa alle nove tematiche del programma di concorso, sembra più difficile e complessa di quanto previsto, tanto che il bando si è preso un congruo tempo prima di procedere alla sua pubblicazione.
Soltanto il 27 febbraio, a due mesi di distanza dal termine di presentazione delle domande per il concorso, si conoscerà la data della prova di preselezione e non è detto che in quella data si proceda anche alla pubblicazione della banca dati dei quesiti.
Poiché dovranno trascorrere almeno 20 giorni dalla sua pubblicazione al giorno della prova, la preselezione ce la troveremo nell’uovo di Pasqua, se va bene.
Adelante, Pedro, con juicio. 

Cyberbullismo

 

(Novembre). In attuazione della legge n. 71/2017 recante “Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo”, il MIUR adotta le Linee di orientamento per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo.
Il documento ha lo scopo di dare continuità alle Linee Guida già emanate nell’aprile del 2015, apportando le integrazioni e le modifiche necessarie in linea con i recenti interventi normativi. Le Linee Guida saranno uno strumento flessibile e aggiornabile per rispondere alle nuove sfide educative e pedagogiche legate alla costante e veloce evoluzione delle nuove tecnologie.
Al MIUR spetta il coordinamento delle diverse azioni di prevenzione e contrasto del bullismo e del cyberbullismo nelle scuole, in sinergia con gli Enti e le Istituzioni previsti dalla legge n.71/2017. Il portale di riferimento del MIUR per le azioni di prevenzione e contrasto del bullismo e del cyberbullismo: http://www.generazioniconnesse.it/.
Sul portale vengono pubblicati anche i materiali di supporto per le docenti e i docenti referenti per il contrasto del bullismo e del cyberbullismo individuati presso le singole istituzioni scolastiche.
Scuola in prima linea per contrastare un fenomeno pericolosissimo.

Calcolatrice grafica

(Giugno). Con grande gioia dei maturandi scientifici, la maturità 2017 ha visto il via libera alla calcolatrice grafica. 
A chiarire finalmente la questione della sua ammissione alla seconda prova dei licei scientifici è l’Ordinanza Ministeriale n. 257, art. 18 comma 8.
Ammesse dunque le calcolatrici grafiche, a condizione che non dispongano anche del CAS, un software in grado di effettuare operazioni di calcolo particolarmente complesse. 
La ragione è semplice: la prova potrebbe essere costituita da quesiti che hanno per oggetto proprio operazioni di quel livello di complessità, che lo studente deve mostrare di saper affrontare autonomamente.
In compenso, si può ora usare la calcolatrice per tutte le operazioni preliminari, evitando così di fare errori banali di calcolo per concentrarsi invece sulla soluzione degli aspetti concettuali della prova.
Ragionare è meglio che conteggiare.

Chiusura di scuole paritarie

(Settembre). Continua inarrestabile la crisi delle scuole paritarie costrette a chiudere.
I dati ufficiali del Portale Unico del Miur, aggiornati al 2017-18 relativamente alle scuole sono eloquenti: rispetto al 2015-16 il numero delle scuole paritarie è diminuito di 415 unità, per un decremento complessivo del 3,2%, mentre nello stesso periodo le scuole statali sono aumentate di 92 unità.
Mediamente, negli ultimi tempi, ogni anno chiudono i battenti più di 200 scuole paritarie. 
Si tratta di una flessione in aumento che viene da lontano, da quando la crisi economica ha cominciato a pesare anche sulle rette scolastiche delle famiglie, dirottandone molte verso la scuola statale.
Negli ultimi anni alla crisi economica si è aggiunta anche la crisi demografica con un significativo calo delle nascite che ha già interessato i primi segmenti del sistema scolastico (scuola dell’infanzia e classi iniziali della primaria), con effetti negativi più marcati sulla paritaria che sulla statale.
In termini assoluti il maggior numero di chiusure di scuole riguarda la Sicilia con 104 strutture che hanno chiuso i battenti, seguita dalla Campania con 70 chiusure.
Lombardia e Piemonte ciascuna con 42 chiusure, la Toscana 32, la Puglia 28 e la Calabria 22.
L’unica eccezione viene dal Lazio che registra un incremento del numero delle scuole (11 scuole in più), trainato soprattutto dagli istituti di secondaria di 2° grado.
È il settore dell’infanzia, come ormai capita da tempo, a registrare nel biennio considerato il maggior numero di scuole chiuse. Erano infatti 9.485 nel 2015-16, sono scese a 9.193 quest’anno: il decremento è stato di 292 scuole chiuse (di cui quasi due terzi nelle regioni meridionali).
Casse e culle vuote inguaiano le paritarie.

Chiamata diretta

(Settembre). La chiamata diretta dei docenti da parte dei Dirigenti scolastici, che secondo la Buona Scuola avrebbe dovuto garantire alle scuole italiane gli insegnanti con le competenze più adatte alle esigenze dei PTOF, sarebbe stata snobbata dalla maggior parte dei dirigenti scolastici.
È ciò che risulta da una rilevazione condotta dalla Gilda degli Insegnanti attraverso le sue sedi provinciali.
Si evidenzia una situazione a macchia di leopardo, con i presidi del Nord relativamente più disponibili ad effettuare la chiamata diretta (mediamente il 50%, con una punta del 72% nella provincia di Bergamo) e le regioni del Centro e del Sud dove invece i presidi hanno preferito che ad assegnare i professori ai loro istituti fossero gli uffici scolastici territoriali.
Al Centro la media è del 28%, solo a Firenze la percentuale sale al 60%. Invece a Pisa e Lucca nessun istituto ha fatto ricorso alla novità introdotta dalla legge 107/2015, mentre a Ferrara e Piacenza la chiamata diretta sarebbe stata impiegata rispettivamente nel 100% e nel 90% delle scuole.
Al Sud nella provincia di Catanzaro solo 5 istituti su 69 hanno reclutato gli insegnanti attraverso la chiamata diretta (7%); il 10% a Bari, Caserta e Napoli; il 15% a Reggio Calabria; il 30% a Palermo e Siracusa. Media: 12%. Ma a Nuoro, come a Pisa e Lucca, la percentuale scende a zero.
Quanto avranno inciso altri fattori, come l’ostilità dei sindacati e la “presa lenta” del Miur?

Computer based

(Aprile). Dopo l’esperienza complessivamente riuscita (se pur con notevoli difficoltà organizzative) delle prove selettive del concorso docenti dove per le prove scritte è stato utilizzato il metodo del computer based con impiego di computer per ciascun candidato, le nuove norme valutative (d. lgs 62/2017) hanno previsto analogamente in computer based le prove Invalsi per l’ammissione degli alunni di terza all’esame di licenza.
Anche per le prove preselettive e scritte del concorso per il reclutamento dei dirigenti scolastici il bando ha previsto l’impiego di computer in una postazione individuale per ciascun candidato.
In molti casi, però, manca la materia prima, i computer. Spesso quelli che ci sono non sono sempre adeguati a questo nuovo utilizzo. Occorrerà far ricorso ad aiuti esterni come è già successo per il concorso docenti, quando sono stati utilizzati laboratori e aule informatiche delle università e degli istituti superiori.
L’aiuto esterno potrà valere per i candidati del concorso DS, ma per gli alunni della secondaria di I grado che opereranno nella propria scuola potrebbe esserci qualche difficoltà di troppo.
La scuola tutta digitale… ha da venire.

Costo standard

(Novembre). Intervenendo al Festival della Dottrina Sociale della Chiesa al Cattolica Center di Verona, Valeria Fedeli si confronta con il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, nella sessione dedicata alla scuola paritaria, pronunciando le seguenti parole: “Credo sia giunto il momento dopo 17 anni di cominciare a fare sul serio sul pluralismo educativo e sull’offerta formativa per il diritto allo studio, anche per le scuole paritarie cattoliche. Ci tengo ad annunciare di aver firmato la costituzione del Gruppo di lavoro per la definizione del costo standard di sostenibilità per gli studenti, uno dei punti che ritengo fondamentali per iniziare un percorso insieme”.
Le parole della Ministra vengono apprezzate in particolare da suor Anna Monia Alfieri, presidente della Fidae Lombardia, che parla di “passaggio storico” e di “punto di non ritorno” per l’apertura della Ministra alla proposta del ‘costo standard di sostenibilità’, per la cui introduzione Alfieri si è battuta conducendo una intensa attività pubblicistica.
A presiedere il Gruppo di lavoro, secondo informazioni valorizzate soprattutto da fonti di stampa cattoliche, dovrebbe essere l’ex ministro Luigi Berlinguer, autore della legge n. 62/2000 che ha riconosciuto la natura ‘pubblica’ dell’attività svolta dalle scuole non statali paritarie.
Il Gruppo di lavoro dovrà affrontare non pochi problemi, a partire da quelli tecnici relativi al calcolo del costo standard, e difficilmente potrà avanzare una proposta concreta in tempi brevi. In ogni caso dovrà operare cercando di conciliare il principio della libertà di scelta dei genitori con il rispetto di quanto prescritto dall’art. 3 comma 2 della Costituzione che, come Fedeli sottolinea, “impegna la Repubblica a rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”.
Libertà ed equità, insomma, devono andare di pari passo, e devono valere per tutto il sistema pubblico.
Non facile, ma vale la pena provarci con tutte le forze.

Continuità didattica

(Gennaio). I dossier di Tuttoscuola sul caos delle cattedre e sullo Tsunami che colpisce gli alunni disabili scuotono la scuola e l’opinione pubblica.
In linea di principio tutti si dichiarano favorevoli a difendere la continuità didattica, ma, quando si passa ai fatti, tutto resta come prima.
Anche nella predisposizione del decreto legislativo sull’inclusione, in base alla previsione della delega della Buona Scuola, era prevista la continuità didattica a favore degli alunni con disabilità, mediante la conferma sulla classe e per vari anni del docente di sostegno, ma non se ne è fatto nulla.
Permane, comunque, per i docenti di sostegno l’obbligo di restare in tale settore per un quinquennio, ma con il diritto di muoversi da una sede all’altra, in barba alla continuità didattica per l’alunno disabile.
La difesa degli interessi dei docenti viene prima della garanzia dei diritti degli alunni (anche se con disabilità).

Dati Miur (portale)

(Marzo). Il Miur inaugura il portale dati del sistema d’istruzione, colmando un’attesa che veniva dal primo lancio della Buona Scuola, quando nell’autunno del 2014 si era parlato di hackathon.
Era stato scritto “lanceremo in autunno il primo hackathon sui dati del Ministero. Dobbiamo aumentare la comprensione e l’utilizzo dei nostri dati, perché non esiste trasparenza fine a se stessa, e non si realizzano efficienze senza coinvolgere in maniera credibile studenti e mondo della scuola, esperti, cittadini, imprese, giornalisti. Per l’hackathon, a partire dal rilascio di dati del Ministero, in 24 ore si lavorerà – e i nostri ragazzi saranno protagonisti – alla creazione di applicazioni: una app, un nuovo servizio ai cittadini, una visualizzazione interattiva”.
Il nuovo portale per il momento non ha realizzato tutti gli obiettivi attesi, ma ha comunque segnato un primo passo per la trasparenza e l’accesso.
Hacka…che? Se è un primo passo verso gli open data, accontentiamoci.

Deleghe della Legge 107

(Aprile). La legge 107/2015, Buona Scuola, aveva rinviato diverse innovazioni e riforme a norme delegate da varare dopo un anno mezzo, un tempo teoricamente abbastanza ampio per definire i decreti legislativi di attuazione.
Invece, tra crisi di Governo, ritardi vari ed effetti del referendum, la ministra Fedeli, al suo arrivo al palazzo della Minerva, ha trovato bozze da completare, nodi da sciogliere e criticità da superare.
Sembrava tutto compromesso, riforme da rinviare a tempi migliori e Buona Scuola rimasta in parte in mezzo al guado. La Fedeli non si è arresa ed è riuscita a portare otto schemi di decreto (dei nove previsti) alla approvazione in prima lettura da parte del Consiglio dei Ministri, avviando la procedura consultiva in Parlamento e in Conferenza Unificata.
Quegli schemi di decreto aperti a possibili integrazioni hanno consentito di portare in porto ad aprile un risultato complessivo che fino a pochi mesi prima sembrava irraggiungibile.
Per completare l’opera ci vorranno ancora decine di provvedimenti amministrativi applicativi (decreti, circolari, note), ma il risultato, anche sul piano politico c’è stato.
Determinazione, apertura e ascolto, virtù che pagano.

Dispersione scolastica (cabina di regia)

(Maggio). La ministra Fedeli al Miur apre i lavori della cabina di regia sulla dispersione scolastica dichiarando: “Combattere la povertà educativa è la base per combattere le altre povertà: da lì partono le disuguaglianze, così come le opportunità”. 
La cabina è composta da rappresentanti del Ministero, dell’Associazione dei Comuni Italiani (Anci), dell’Unione delle Province (Upi), delle Regioni, del Ministero del Lavoro e da tre esperti individuati dalla Ministra che sono Marco Rossi Doria (che coordina la cabina in assenza della Ministra), Anna Serafini ed Enrico Giovannini.
Primo impegno è quello di produrre un documento operativo che consenta di avviare interventi sistemici e di lungo termine, una metodologia d’azione condivisa e partecipata con un forte coinvolgimento dal basso che metta al centro gli studenti, i docenti e le famiglie. 
L’indicatore utilizzato a livello europeo per la quantificazione del fenomeno è quello degli early leaving from education and training (ELET) con cui si prende a riferimento la quota dei giovani tra i 18 e i 24 anni d’età con al più il titolo di scuola secondaria di I grado, o una qualifica di durata non superiore ai 2 anni, e non più in formazione. È stato ricordato che la strategia di miglioramento Europa2020 prevede che l’Italia porti la quota degli abbandoni precoci al 10%. 
Nel 2006 questa quota per l’Italia era pari al 20,8%, nel 2015 al 14,7%.
Si attendono soluzioni per il male oscuro della scuola italiana.

EAG

(Settembre). Il 12 settembre viene resa nota, con una serie di presentazioni svoltesi in contemporanea nelle principali città del mondo, l’edizione 2017 di Education at a Glance (EAG), il rapporto sullo stato dell’educazione nei 34 Paesi dell’area Ocse, oltre che in una trentina di altri Paesi interessati all’indagine, predisposto annualmente dall’organizzazione parigina.
In Italia la presentazione si è svolta a Roma ed è stata curata dalla Associazione Treellle, presieduta da Attilio Oliva, in collaborazione con l’università LUISS che ha ospitato l’iniziativa.
Il dato più appariscente del nuovo rapporto, illustrato da Francesco Avvisati e Giovanni Semeraro, gli esperti italiani dell’Ocse che hanno redatto la scheda nazionale italiana, è quello che riguarda la spesa pubblica per l’istruzione (università compresa), scesa precipitosamente rispetto al 2008 e ammontante nel 2014 al 7,1% della spesa globale delle Amministrazioni pubbliche.
Dal 2014, come ha rilevato la Ministra Valeria Fedeli, la situazione è sensibilmente cambiata perché il sistema educativo è stato rifinanziato per oltre tre miliardi, ma lo si si potrà verificare nei prossimi anni. Questa inversione di tendenza si rifletterà anche sul dato che riguarda la percentuale della spesa per l’istruzione sul PIL, che nel 2014 vedeva l’Italia ferma al 4,1%, contro il 5,2% della media Ocse.
Comunque la spesa per la scuola si avvicina alla media Ocse, mentre quella per l’università resta molto al di sotto, come avviene da decenni. 
Il rapporto segnala, infine, l’eccesso di laureati in materie umanistiche (30% nel 2016, contro la media europea del 19%), cui corrisponde una carenza di laureati nell’area delle competenze ‘Stem’ (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica), che penalizza in particolare le donne.
“Se pensate che l’istruzione sia costosa, provate con l’ignoranza” (Derek Bok).

Esame di Licenza media

(Aprile). Uno degli otto decreti legislativi varati in base alla delega disposta dalla legge 107/2015 riguarda la valutazione degli alunni con interventi riformatori generali che operano anche sugli esami di Stato.
Il nuovo esame di licenza, al termine del I ciclo, entrerà in vigore già da quest’anno scolastico. Diverse le novità approfondite nella guida di Tuttoscuola.
All’interno dell’esame non vi saranno più le prove Invalsi per italiano e matematica che, estese anche alla lingua straniera, si svolgeranno nel mese di aprile in modalità computer based.
Le risultanze delle prove non incideranno sul voto d’esame, ma la partecipazione al loro svolgimento sarà condizione necessaria per l’ammissione all’esame.
Gli alunni potranno essere ammessi all’esame (e alle classi intermedie) anche se non avranno voti sufficienti in ogni materia (decisione motivata del consiglio di classe).
La valutazione del comportamento espressa con giudizio anziché con voto, non sarà determinante per l’ammissione all’esame.
Il voto di ammissione all’esame avrà un peso preponderante sulla media del voto finale.
La scuola sembra avere accolto favorevolmente la riforma dell’esame e dell’intero nuovo sistema di valutazione, ma non sono mancate a livello politico riserve su quello che è stato giudicato da alcuni come rinuncia alla severità della valutazione. 
Al confine tra i due cicli.

Fedeli

(Febbraio). “Costruire il consenso sui cambiamenti è il mio mandato”, dice il ministro Valeria Fedeli intervenendo il 3 febbraio nel programma studio24 di RaiNews24, e aggiunge di pensare di aver fatto “una scelta utile, quella di non buttare a mare le otto deleghe della buona scuola perché lì ci sono scelte qualificanti per l’istruzione ed era importante salvare scelte di innovazione”.
Avrebbe potuto “buttare a mare” le deleghe? In teoria sì: sarebbe bastato prendere tempo, far scadere i termini e poi procedere legislativamente a qualche aggiustamento degli articoli 180 e 181 della Buona Scuola, spostando tutto di un anno. In fondo la forte autocritica dell’ex premier Renzi (antecedente il referendum del 4 dicembre) sulla legge e l’esclusione dal nuovo governo Gentiloni dell’ex ministro Giannini – unico tra i ministri dimissionari a non essere confermato – l’avrebbero in qualche modo autorizzata a farlo.
Fedeli ha scelto invece di rispettare i termini della delega e di pubblicare gli schemi di otto decreti legislativi, specificando che essi sono aperti “al confronto e a modifiche”, sia pure nei termini stretti dei 90 giorni previsti dalla legge all’articolo 182.
In effetti Valeria Fedeli si atterrà per tutto l’anno a questa regola di comportamento: massima apertura al dialogo con tutti e su tutto, ma anche rispetto dei tempi e difesa della propria autonomia decisionale.
La resilienza agli attacchi personali, lo studio attento dei dossier, il buon senso (merce rara in questo periodo), l’approccio dialogico accompagnato da un pragmatismo risoluto e concreto, di cui ha dato prova anche nella ricostruzione del rapporto con i sindacati dei docenti, sembrano essere le caratteristiche di questo atipico inquilino del Ministero della PI.
Un bilancio più approfondito a questo link: https://www.tuttoscuola.com/valeria-fedeli-bilancio-un-anno-lotta-governo1/.
Patti chiari e fatti “fedeli”.

Fake news

(Ottobre). Rinnovato il Protocollo firmato a febbraio 2016 con l’inserimento di nuove tematiche, legate ad attività nelle scuole per educare studentesse e studenti a riconoscere e smascherare false notizie in rete, le fake news, e a riconoscere le fonti d’informazione attendibili.
Le attività sono rivolte sia agli studenti e alle loro famiglie, sia ai docenti, anche in relazione alle figure dei referenti scolastici recentemente previste dalla legge sul cyberbullismo. La campagna di sensibilizzazione è stata sostenuta da diverse testate, tra cui Tuttoscuola.
Inoltre, il 31 ottobre 2017, la Presidente della Camera dei deputati, Laura Boldrini, e la ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, hanno presentato a Roma #BastaBufale, il primo progetto di educazione civica digitale per il contrasto delle fake news destinato agli studenti delle scuole secondarie di I e II grado.
Nel corso dell’evento è stato presentato il decalogo contro le bufale che, in realtà, è composto solo da 8 punti: gli altri due li dovranno scrivere le scuole.
La versione moderna della lotta al naso di Pinocchio.

Femminilizzazione

(Settembre). Continua inarrestabile la femminilizzazione della scuola italiana. Nell’arco dell’ultimo decennio la percentuale di donne in cattedra è salita di oltre due punti in percentuale, passando dall’80,6% complessivo del 2006-07 all’82,7% dello scorso anno.
L’incremento è generale, ma è la fascia della scuola secondaria, soprattutto quella del II grado, a contribuire maggiormente all’incremento di genere.
Infatti, mentre nei settori della scuola dell’infanzia e della scuola primaria da tempo si sono raggiunte percentuali vicino alla saturazione massima (99,30% di donne nell’infanzia e 96,36% nella primaria), nella secondaria, invece, si sono registrati maggiori incrementi, rispettivamente con un più 1,26 punti in percentuale nel I grado (dal 76,80% del 2006-07 al 78,06% dello scorso anno) e un più 5,10 nel II grado (dal 60,64 % del 2006-07 al 65,74% del 2016-07).
Causa della femminilizzazione?
È probabile che il tipo di lavoro e, soprattutto, la retribuzione modesta spingono i laureati uomini a cercare soluzioni lavorative più vantaggiose.
L’orario di lavoro, le effettive giornate lavorative e i tempi feriali disponibili attirano in particolare le donne che, comunque e nonostante i mutati ruoli sociali, aggiungono all’attività lavorativa i carichi di lavoro familiari e domestici. 
Proprio questa ultima considerazione sposta però l’attenzione dal campo professionale dell’insegnante a quello più strettamente personale.
Sotto l’aspetto personale non v’è dubbio, infatti, che i problemi familiari di cura e di assistenza, oltre a quelli connessi con la maternità, incidono oggettivamente sulle prestazioni lavorative in termini di assenza dal servizio molto di più di quanto avviene per i colleghi uomini (fatte salve ovviamente le dovute non poche eccezioni).
Se c’è un settore dove non c’è parità di genere…

Fiera Didacta

(Settembre). Si tiene a Firenze Fiera Didacta Italia, la prima mostra in Italia sulla scuola e l’istruzione, nata con l’obiettivo di innovare la didattica, favorire il dibattito sul mondo dell’istruzione e creare un luogo di incontro tra le scuole e le aziende del settore. 
La manifestazione è rivolta in particolare a docenti, dirigenti scolastici, educatori, formatori oltre a professionisti e imprenditori del settore scuola e tecnologia.
“Dobbiamo essere molto soddisfatti di questa prima edizione – ha detto la Ministra Valeria Fedeli –. È un’importante sfida. Un segnale dell’apertura del sistema di istruzione e formazione italiano al confronto, che è sia interno che internazionale. E che ha come obiettivo l’innovazione della filiera italiana del sapere, dell’istruzione e della formazione, come passo necessario per governare i cambiamenti in atto nelle nostre società e come occasione di crescita per le nuove generazioni e per il Paese su percorsi inediti”. 
“Il livello di soddisfazione delle aziende è stato altissimo, l’intenzione di replicare la presenza è stata confermata praticamente da tutti gli espositori. Fiera Didacta è stata per l’Italia e per Firenze motivo di grande orgoglio”, è il commento di Paola Concia, Assessore alle Relazioni Internazionali e Cooperazione, Turismo, Fiere e Congressi del Comune di Firenze.
“Attraverso la partecipazione a Didacta – dichiara Grazia Fimiani, direttore risorse umane ed organizzazione Eni – continua il nostro dialogo con le scuole, recentemente consolidatosi con i progetti di alternanza e apprendistato, avviati in attuazione del Protocollo d’Intesa firmato con il MIUR e il MLP”.
La fiera che mancava in Italia.

GAE Infanzia e Primaria

(Dicembre). Si conclude con la sentenza emessa il 20 dicembre dall’adunanza plenaria del Consiglio di Stato la tormentata vicenda dei vecchi diplomati dell’istituto magistrale che avevano tentato l’iscrizione nelle graduatorie ad esaurimento (GAE).
A seguito di una sentenza favorevole di una Sezione dello stesso Consiglio di Stato, si erano aperte le porte delle GAE per migliaia di diplomati, iscritti con riserva in attesa della sentenza definitiva.
Prima della sentenza risultavano iscritti nelle GAE dell’infanzia oltre 65 mila persone, di cui quasi la metà registrate con riserva in attesa della sentenza.
Gli iscritti nelle GAE della primaria erano poco più di 54 mila, di cui oltre la metà iscritti con riserva.
Un dossier di Tuttoscuola stima che ci vorrebbero 41 anni per svuotare le graduatorie ad esaurimento. La sentenza sfoltisce decisamente il folto numero di iscritti, lasciando delusioni e polemiche, soprattutto tra alcuni sindacati che avevano patrocinato le cause per l’inserimento.
Gae… inesauribili.

Giannelli (ANP)

(Dicembre). L’ANP, l’Associazione nazionale dei Presidi che organizza la maggior parte dei dirigenti scolastici, è a una svolta.
L’XI Congresso, celebrato a Roma a metà dicembre, registra un inatteso cambio al vertice, perché a succedere a Giorgio Rembado è Antonello Giannelli, votato da una risicata maggioranza dei delegati. 
Il nuovo presidente, 58enne, è un dirigente tecnico, distaccato al Miur e laureato in fisica. 
Entra in campo in un momento particolarmente delicato della dirigenza scolastica, caricata di responsabilità e criticata strumentalmente per le funzioni assegnatale dalla Buona Scuola.
Giannelli succede a Giorgio Rembado, per trent’anni a capo dell’Associazione, che aveva concluso la sua relazione al Congresso con “Su queste linee di azione intendo, grazie alla fiducia ed al sostegno che mi auguro vorrete accordarmi, guidare l’Associazione nei prossimi tre anni e porre le basi per farla crescere ulteriormente in quelli che verranno”. 
Giorgio propone e Antonello dispone.

Leggi le altre parti del 2017 della scuola
Tutto il 2017 della scuola dalla A alla Z, parte II
Tutto il 2017 della scuola dalla A alla Z, parte III