180milioni di euro all’anno per eliminare il precariato: uno studio della UIL Scuola

Annualmente, dunque, sono a carico dell’erario per stipendi annuali o fine al termine, per tredicesima ed eventuale indennità di disoccupazione circa 250 mila precari, tra docenti e personale ATA.

La loro stabilizzazione in ruolo non comporterebbe un costo nuovo e aggiuntivo come avviene invece quando si assumono ex-novo dei candidati provenienti dall’esterno della scuola.

Il costo effettivo della stabilizzazione di 250mila precari, invece, riguarderebbe solo la quota aggiuntiva necessaria per colmare la differenza rispetto allo stipendio iniziale del corrispondente personale di ruolo.

Uno studio accurato della UIL-scuola RUA ha cercato di quantificare la spesa necessaria per colmare questo divario.

Si tratta di “una differenza tra stipendi – precisa lo studio – non genericamente determinata, ma basata sull’esame di tutte le componenti di spesa per determinare il costo complessivo dell’immissione in ruolo di tutti i precari della scuola.

La trasformazione dei posti dall’organico di fatto in posti in organico di diritto, e degli attuali contratti precari del personale della scuola in immissioni in ruolo, avrebbe – dall’analisi dei dati – un’incidenza ‘minima’ per la spesa dello Stato e riflessi esponenziali sulla qualità della vita scolastica, intesa come comunità educante. La stabilizzazione per 250 mila precari comporta, calcoli alla mano, una differenza di spesa di 180.345.425,04 euro all’anno – 715 euro per ogni precario – e permetterebbe un beneficio enorme in termini di continuità didattica e un vantaggio sociale, in senso più ampio”.

180milioni di euro all’anno sono certamente alla portata del bilancio statale, ma, come si sa, il MEF è restio da sempre a rendere strutturale e organica una spesa del genere, anche per le implicazioni che verrebbero nel tempo per la progressione stipendiale per anzianità del personale assunto in ruolo.

Ma lo studio dell’UIL Scuola dimostra che si tratta di un investimento sostenibile, se c’è volontà politica per abbattere il moloc del precariato. L’analisi costi-benefici sarebbe largamente favorevole. Unito a un piano di supporto e accompagnamento, anche in termini formativi, per gli immessi in ruolo, migliorerebbe di molto il contesto della scuola italiana.

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