15 milioni e mezzo di italiani coinvolti da settembre nella riforma della scuola

Sul perché si sia acceso un dibattito così vasto sul decreto legislativo per il primo ciclo di istruzione non possono esserci dubbi. Si tratta del primo passo di un progetto complessivo di riforma della scuola. E’ giusto e doveroso discuterne, sviscerarne i limiti, le possibili conseguenze, testarne la tenuta. Possibilmente farlo, e non sempre sta accadendo, con spirito costruttivo, abbandonando preconcetti, posizioni troppo di parte e discutendo sui contenuti. Si va a toccare un settore strategico, una trave portante dell’edificio su cui si basa la crescita culturale e lo sviluppo e la competitività futuri del sistema Paese. E che tocca, direttamente o indirettamente la vita quotidiana di tanti milioni di italiani. Abbiamo provato a fare due calcoli.
L’avvio da settembre dell’innovazione nelle scuole dell’infanzia, primaria e secondaria di I grado, statali e paritarie coinvolgerà direttamente all’interno della scuola più di cinque milioni e mezzo di persone tra alunni, docenti e dirigenti scolastici (senza contare il personale Ata sfiorato dalla riforma). Scuola dell’infanzia e scuola primaria parteciperanno in blocco con le classi e le sezioni di tutti gli anni di corso; la scuola secondaria di I grado parteciperà per il momento soltanto con le classi del primo anno.
In particolare, gli studenti “cavie” saranno 5 milioni, i docenti dei vari ordini di scuola, statale e paritaria, coinvolti saranno più di mezzo milione (527 mila); i dirigenti scolastici, per lo più di scuole statali, saranno circa 10 mila.
Fuori dalla scuola – ma non troppo, vista la centralità che ad essi assegna la riforma – quasi dieci milioni di genitori.
In totale, quindici milioni e mezzo di italiani: più di un quarto della popolazione nazionale. E di questi 10,5 milioni sono adulti con diritto di voto…
La riforma è anche un fatto politico: una buona riforma può diventare un successo elettorale; una riforma non gradita, invece…