15 mila posti in ruolo: cominciano i problemi

Una risposta attesa da più di un anno: il Consiglio dei ministri ha detto finalmente sì all’immissione in ruolo di personale scolastico, docenti e Ata.
Almeno 21 mila posti aveva chiesto il ministro Moratti; solamente 15 mila ne ha concesso il ministro Tremonti; più di 100 mila è il fabbisogno delle scuole per coprire tutti i posti vacanti: sei posti su sette rimarranno comunque senza titolare.
Ora però si aprono altri problemi delicati, non facili da risolvere, vista la lunga attesa di migliaia di precari. C’è da decidere prima di tutto quanti posti andranno ai docenti e quanti agli Ata.
Il testo definitivo del documento del Consiglio dei ministri dovrebbe chiarire l’interrogativo che, per il momento, ha due opzioni provvisorie: assegnare i posti metà e metà, cioè 7.500 per gli insegnanti e altrettanti per il personale Ata; oppure un terzo al personale Ata (5.000 posti), un terzo ai docenti delle graduatorie permanenti e il restante terzo ai docenti delle graduatorie di concorso.
Chiarito questo primo problema, altri a cascata verranno subito dopo, a cominciare dalla ripartizione dei posti sul territorio, regione per regione, provincia per provincia.
Poi occorrerà ripartire i posti tra i diversi settori (per docenti: i posti dell’infanzia, della primaria, della secondaria di I e di I grado; per gli Ata: i posti dei collaboratori scolastici, degli assistenti e dei direttori amministrativi).
Il Miur dovrà decidere se ripartire quei 15 mila in proporzione ai posti vacanti oppure distribuirli secondo un metro più “politico” di merito, di urgenza, di priorità territoriale o di opportunità.
Questo aspetto dei criteri di distribuzione non è insomma meno problematico di quello delle scarse disponibilità di posti.