1 miliardo di ‘tasse occulte’ delle famiglie per le scuole

La tassa ufficiale di frequenza degli istituti superiori vale 15,13 euro; quella di iscrizione (per i soli studenti del primo anno) è di 6,04 euro. Nessun altra tassa è ufficialmente prevista per gli studenti che frequentano scuole statali.

Dalla tassa di frequenza e di iscrizione, anche quest’anno, sono completamente esenti gli studenti dei primi tre anni delle superiori e, se hanno particolari condizioni di reddito o sono particolarmente meritevoli, anche quelli del quarto e quinto anno. Per le famiglie si tratta di un modesto risparmio, vanificato, però, da quello che ormai è diventato in tutte le scuole, non solo superiori, un contributo ordinario non obbligatorio, ma che quasi tutti i genitori, un po’ “spintaneamente”, versano alle casse sempre più vuote delle scuole.

L’unica vera ragione del contributo è l’assicurazione (che però, essendo a titolo collettivo, ha dei costi ridottissimi). Il resto è un quid generico a fondo perduto, del quale raramente la scuola dà conto, perché considerato alla stregua di un generico finanziamento onnicomprensivo.
Se la Finanziaria o il ministero chiudono i cordoni della borsa, la maggior parte delle scuole che fanno? Chiedono un contributo ai genitori e salvano il bilancio.

C’è chi ha stimato in un miliardo di euro all’anno (130-140 euro per alunno) l’ammontare dei contributi dei genitori che hanno figli alle scuole statali. Non vi sono dati in merito, ma la cifra potrebbe non essere lontana dal vero.

Negli istituti superiori il contributo, oltre alle tasse di iscrizione o frequenza, che in questi giorni di iscrizione si chiede alle famiglie, è generalmente non inferiore a 100 euro, e, comunque, non mette del tutto al riparo da altre richieste particolari che possono essere presentate in corso d’anno.

Visto il regime di fondazione in cui vengono ora a trovarsi le scuole, i contributi assumono piuttosto la natura di donazione e, come tale, dovrebbero essere assoggettati alla detassazione o deduzione.